Carla Fracci:"Il Teatro San Carlo? E’ come tornare a casa"

Inutile girarci intorno, è un’icona mondiale. Ha portato la danza ovunque, dal Metropolitan di New York al piccolo teatro di provincia, nelle piazze storiche, negli anfiteatri, sempre nel segno della qualità. Accanto a lei il marito Beppe Menegatti che le ha dato l’opportunità, al di là dei grandi ruoli del repertorio classico (ancora oggi è insuperabile nel ruolo di Giselle o in quello de La Sylphide) di interpretare con la sua personalità magnetica una sfilza di personaggi femminili da Isadora a Zelda passando per Medea, Mirandolina, Lady Macbeth, La signora dalle camelie e chi più ne ha più ne metta. A dispetto di un orologio biologico che sembra sfidare la legge del tempo, Carla Fracci (nella foto di Luciano Romano) ha compiuto ottanta anni ed è pronta ad incantare il pubblico napoletano in un gala a dei dedicato il 26 e 27 ottobre. Il Teatro San Carlo, per decisione del nuovo direttore Giuseppe Picone, le ha spalancato le porte per una celebrazione che resterà nella storia.Che cosa significa per lei ritornare al Teatro San Carlo?Stavo pensando a quanti balletti abbiamo allestito in tanti anni…è un po’ come tornare a casa. Incontro ancora tante persone, i tecnici, le maestranze che mi salutano affettuosamente. Stamattina per arrivare in teatro è stata una lunga sequenza di saluti “Signora Fracci, Signora Fracci” tutti con grande affetto, sento una grande responsabilità , posso dire di aver lavorato veramente tanto, non so neanche come ho fatto. Mi fanno i complimenti per la mia esibizione recente in tv, accanto a Roberto Bolle, con tanto di lift finale! Non so dove prendo la forza… l’attività instancabile che ha segnato la mia vita dà ancora i suoi frutti.Che emozione le dà ballare una coreografia creata da Giuseppe Picone  apposta per lei?E’ l’unico che ha dimostrato gratitudine per quello che ha fatto in passato con me e Beppe, che lo scelse ad undici anni – quando era allievo della Scuola di Ballo del Teatro San Carlo – per interpretare il giovane Nijinsky nell’omonimo balletto da lui creato. E’ bella questa sua gratitudine. L’idea di Menegatti è un po’ il ricordo di tanti personaggi che ho portato in scena durante la mia carriera, non sarà solo ed esclusivamente un pas de deux ma ci sarà il supporto di tutta la compagnia, la coreografia durerà venti minuti e sono molto felice di questa nuova creazione e del mio ritorno a Napoli. Un ritorno a dir poco emozionante in una città che conosco da una vita. Sono molto felice, girando per il teatro ho percepito proprio un bel fermento, tra la Scuola di Ballo (diretta da Stéphane Fournial) e la compagnia. Giuseppe Picone, che dirige il corpo di ballo da pochissimo tempo, ha instaurato un ottimo rapporto con i ballerini. E’ molto importante lavorare in un clima sereno e positivo, dando la propria esperienza. Lui ha ballato tanto, anche con me e Beppe. Mi piacerebbe molto tornare in questo teatro per lavorare con i giovani puntando sullo stile, che si è perduto. Se si vuole puntare sul repertorio classico/ romantico,  penso di essere maestra…Che cosa manca alla danza in Italia?Invece di aiutarla la stanno demolendo perché uno alla volta i teatri stanno eliminando i corpi di ballo. Tu lo sai meglio di me come stanno andando le cose, mi sento frustrata, lavorando come ho lavorato in tutti i teatri italiani si capisce che ora i giovani non hanno prospettive future, sono anni che dico che ci vorrebbe una compagnia italiana nazionale. Questo è l’augurio che posso fare: più spazio per i giovani! Che il Ministero e il governo si diano una mossa. Il problema è politico, non artistico, in questo momento molto difficile bisogna difendere la danza perché ci sono tantissimi talenti italiani costretti ad emigrare all’estero per poter lavorare e questa è una grossa perdita per il nostro paese, un vero peccato.Elisabetta Testa

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