Autunno Danza: "Il lago dei cigni" e "Le Corsaire"

E’ un vero rammarico per molti di noi essere privati della presenza di una grande orchestra e di un corpo di ballo numericamente più ampio, come meriterebbe il Teatro San Carlo, il più bello del mondo.Detto questo il Festival Autunno Danza prosegue con due grandi titoli del repertorio classico: Il lago dei cigni e Le Corsaire. Entrambi punti di arrivo di una maturità tecnico-interpretativa che nel corso della storia ha illuminato i grandi ballerini del panorama mondiale.Con grande forza e determinazione Giuseppe Picone (nella foto di Luciano Romano con Iana Salenko), direttore della compagnia napoletana, sta portando avanti un progetto di valorizzazione del corpo di ballo per proiettarlo in un orizzonte internazionale.Il punto,  incerto e sfuggente al primo sguardo ma ben chiaro e nitido se ci si ferma a riflettere, è che senza investire sull’organico – chiamando i rinforzi tra giovani bravi/bravissimi pronti ad entrare nelle fila della compagnia – è difficile accettare gli sforzi, peraltro ben riusciti per la buona qualità di lavoro in generale, di un numero ristretto di ballerini che si fanno in quattro per portare in scena il balletto di turno.  Fa male vedere un corpo di ballo di dieci cigni, è una scena desolante che non appartiene ai fasti di un teatro che ha compiuto 279 anni di vita, densa di personaggi – cantanti, ballerini, registi, direttori d’orchestra, pianisti e chi più ne ha più ne metta – che sono parte della storia dell’arte mondiale.La bellezza abbagliante di Giuseppe Picone, intrisa di felicità che sgorga direttamente dal cuore quando danza nel ‘suo’ teatro, non basta da sola a calmare il disappunto che ci pervade. Danseur  noble per antonomasia, Giuseppe Picone ha un’eleganza naturale che ben si fonde con la sensibilità interiore che ogni volta ci regala quando è sulla scena. Tra l’altro non deve essere facile gestire una triplice responsabilità, quella di direttore-étoile-coreografo, roba non da poco. La presenza incisiva di Ertu Gjoni nel ruolo del mago von Rothbart ha saputo in qualche modo evocare l’atmosfera magica sulle sponde del lago nel secondo atto, l’atto bianco, la cui coreografia originale di Lev Ivanov, capolavoro assoluto, è stata riveduta e corretta laddove necessario da Giuseppe Picone. Iana Salenko – nel ruolo di Odette – non ha regalato grandi emozioni (anche la musica registrata ‘dal vivo’ non esente da rumori vari, ha fatto il suo).Bella e rifinita nella tecnica, dotata di linee pure e limpide, ha interpretato un ruolo senza esserne attraversata, non partendo dal cuore, dalle vibrazioni infinitesimali, dal fremito delicato del cigno che ama in maniera struggente, oppresso da un incantesimo oscuro e maligno che contrasta con la purezza dei suoi sentimenti.Tutto il corpo di ballo ha lavorato con serietà ed impegno in una prova non facile, tenendo alta l’armonia dell’insieme, magari con qualche piccolo dettaglio stilistico da rivedere.Nella suite da Le Corsaire Iana Salenko, artista ucraina e prima ballerina del Berlin State Ballet,ha sfoderato invece tutta la sua grinta e bravura da manuale in evoluzioni di altissimo livello, eseguite con particolare nonchalance (in un eccessivo tutù luccicante degno del meraviglioso Jewels, firmato Balanchine).Accanto a lei, sicura di sé e luminosa, un esplosivo Daniil Simkin ha lasciato tutti a bocca aperta per i salti da elicottero, gli acrobatismi e il virtuosismo più sfrenato. Difficile cancellare dagli occhi il ricordo di Rudolf Nureyev che con qualche giro in meno ma tanto carisma in più, ha fatto di questo ruolo, a partire dal proprio passo d’addio, il ruolo identificativo di un modo di essere impetuoso come solo lui sapeva essere.Il pubblico ha saputo cogliere e accogliere (con qualche applauso disordinato, forse) l’exploit e la forza prodigiosa indubbia del giovane russo, allievo della madre Olga Alexandrova, che dal 2008 collabora con l’American Ballet Theatre di New York ed è uno degli artisti più richiesti al mondo. Una prova intensa quella di Alessandro Staiano, con salti potenti e giri da compasso, e Annachiara Amirante nel celebre e difficile Pas d’esclave a cui si unisce la bella sintonia della coppia Candida Sorrentino, particolarmente raffinata nel passo a due della camera da letto in coppia col bravo Ertu Gjoni, vigoroso ed efficace.Elisabetta Testa

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