Irina Sitnikova, "la cosa più difficile da insegnare è l’amore per la danza"

Due grandi occhi verdi le illuminano il viso. Sembra uscita da un romanzo di Tolstoj. Bella, elegante, austera, irraggiungibile per la profonda conoscenza che ha della danza, Irina Sitnikova – docente del nono anno dell’Accademia Vaganova – è una persona affettuosa, simpatica e generosa. Come solo i grandi personaggi sanno esserlo, pronta a regalare la sua arte per il piacere di condividere la stessa emozione. Solista del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo – un figlio ballerino e un marito maestro ripetitore – da anni si dedica all’insegnamento trasferendo l’esperienza accumulata in una brillante carriera alle sue giovanissime (e meravigliose) allieve, talenti che lasciano a bocca aperta.

Che cosa ha rappresentato Agrippina Vaganova per il mondo della danza?

E’ stata la prima, nell’era moderna, a codificare la metodologia del balletto. Ha creato un sistema per la danza scrivendo tutto ciò che bisogna sapere per costruire una lezione di danza. Era una persona geniale ed è riuscita a delineare con semplicità le regole di base. Dai fatti si evince che i ballerini russi, utilizzando il sistema Vaganova, sono i più longevi nel mondo del balletto classico. Vaganova è stata unica ma è necessario anche aprirsi ad altre soluzioni, il metodo è cambiato e per crescere si attinge anche ad altre scuole.

Com’è strutturata l’Accademia Vaganova?

E’ una scuola statale, gratuita, il governo la supporta con delle sovvenzioni. Una scuola di istruzione, con particolare attenzione alla danza, che dopo nove anni rilascia un diploma superiore. Ogni allievo è impegnato dalle quattro alle sei ore al giorno; si studia danza classica, passo a due, repertorio, danze di carattere, moderno, danze storiche e di sala, mimica, trucco scenico, pianoforte o violino. E poi naturalmente tutte le materie scolastiche: matematica, geografia, lingue straniere…La scuola è all’interno di un edificio di cinque piani che ingloba una quindicina di sale, la chiesa, la cucina, l’internato, gli uffici; tutte le materie sono concentrate all’interno dell’edificio creato dall’architetto Rossi, napoletano di origine. Per i russi la scuola è come un museo, rappresenta un orgoglio nazionale.

Quali sono i punti di forza del metodo Vaganova?

La coordinazione, prima di tutto. Ma anche il lavoro delle braccia e le posizioni del corpo che sono veramente particolari.

La qualità di lavoro dell’ Accademia è altissima, eppure ci saranno delle difficoltà…quali sono?

Il numero esiguo degli uomini. Molti sono stati mandati via perché non erano all’altezza dello standard di qualità della scuola. Le ragazze sono bravissime e bellissime, ciascuna di loro potrebbe essere una étoile in qualunque teatro del mondo. Per noi non conta diplomare un gran numero di allievi, conta la qualità di lavoro. L’Accademia Vaganova è di per sé un marchio di qualità, da questa scuola sono usciti i più grandi ballerini del mondo.

Che cosa la colpisce in un danzatore?

Le doti fisiche e l’intelligenza. Per diventare un ballerino non basta solo il corpo.

Che cosa guida un ballerino: l’intelligenza del corpo, l’istinto, la cultura?

La cultura è fondamentale, leggere, andare a teatro, al cinema, visitare musei, vivere nell’arte!

Qual è la cosa più difficile da insegnare?

L’amore per la danza, la motivazione forte, la passione per ciò che si fa. Oggigiorno ci sono molte più distrazioni che distolgono facilmente dallo studio della danza, così impegnativo.

Com’è nata la sua passione per la danza?

I miei genitori sono professori universitari, non avevano niente in comune con la danza. La mia insegnante di ginnastica sportiva individuò in me una predisposizione emotiva, in Accademia fui scelta per le mie doti fisiche.

La soddisfazione più grande della sua carriera l’ha avuta come ballerina o come insegnante?

Come ballerina. E’ molto difficile il passaggio da danzatrice a docente, bisogna dare molto e spesso non si riceve un granché.

Che emozione le dà essere parte dell’Accademia Vaganova, una delle scuole più importanti del mondo?

Ci sono abituata, fa parte della mia vita…A volte penso che se Agrippina Vaganova potesse rinascere cambierebbe sicuramente tante cose, la danza va avanti e bisogna stare al passo con i tempi.

Che cosa è cambiato negli ultimi vent’anni?

La tecnica. E’ arrivata ad un livello altissimo, spesso a discapito dell’interpretazione. E’ molto importante durante una classe trasmettere il lato artistico della danza, l’espressività. Da noi si insegna l’arte della mimica nei balletti di repertorio, scena per scena.

Chi sono state secondo lei le più grandi ballerine in Occidente?

Carla Fracci, Alicia Alonso, Margot Fonteyn.

Che cosa le piace del mondo della danza e che cosa non sopporta?

Mi piace il fatto che i ballerini siano un unico mondo, senza frontiere, senza confini; quello che non sopporto è la mancanza di professionalità.

Ce l’ha un sogno da realizzare?

Difficile superare la felicità che vivo sia nella vita privata che in quella professionale.

Che cos’è la danza per lei?

La mia vita.

Elisabetta Testa

No Comments

Rispondi