Delude "Il lago dei cigni" del Royal Ballet of Moscow al Teatro Bellini di Napoli

Uno spettacolo indegno. Eppure la tappa napoletana, composta da ben due serate al meraviglioso Teatro Bellini, conclude una lunghissima tournée italiana che è partita l’1 dicembre scorso dal Teatro Nuovo di Torino ed ha raggiunto ogni giorno una città diversa (tranne Roma dove la sosta è durata cinque giorni) passando dai grandi ai piccoli centri, in tutto trentaquattro. A giudicare dal basso livello generale – a partire da una selezione fisica deludente e disomogenea per finire ad una esecuzione tecnica che faceva acqua da tutte le parti, con brutti costumi e neanche a dirlo musica registrata (di pessima qualità…) la riflessione sorge spontanea: perché il peggio della madre Russia, terra di artisti immensi che hanno scritto la storia della danza mondiale, continua ad avere seguito ed un successo straordinario di pubblico? La risposta la sappiamo in tanti, è sempre quella…la poca cultura di danza che continua ad oscurare la luce del passato (ed anche di una élite del presente) e che fa diventare onnivori laddove la conoscenza, il confronto, la curiosità, il gusto, l’eleganza e la bellezza di un’arte senza pari aiuterebbero a fare una scelta, a saper almeno individuare la qualità di quello che si ha di fronte. Povera danza.E così il ‘Royal Ballet of Moscow – The Crown of Russian Ballet’ (il nome altisonante ce la mette tutta a creare un’aspettativa …) ha presentato in un teatro gremito Il lago dei cigni con due improbabili protagonisti di cui non ci è dato sapere i nomi. Lui altissimo e molto carente nella tecnica oltre che nella presenza del ruolo; lei (sulle punte arriva alla spalla del suo principe) dotata di belle gambe e bei piedi ma totalmente priva di grazia, di rifiniture e di un’espressione del volto (e sfumature dell’anima) diversa da quella sfoggiata appena entrata in scena – cigno bianco o cigno nero che sia – con tanto di cadute varie e relativi applausi scroscianti da parte del pubblico. La compagnia, composta da ventuno elementi in tutto (per lo più giovanissimi), fa quello che può. E nei continui cambi di ruolo (affrontare un balletto di quattro atti con tanti ruoli diversi non è roba da poco per nessuno, neanche per un professionista serio e ferrato) verrebbe da dire ‘si salvi chi può’. Le donne sono un passo avanti rispetto agli uomini, magrissimi e completamente fuori dalle linee classiche che ci si aspetta da una compagnia di grido.Il volantino della compagnia recita testuali parole: “Il balletto n° 1 in Russia in tour mondiale con artisti di grande esperienza e raffinatezza provenienti dai migliori teatri russi”. Risulta difficile crederlo… E poi ancora: “Olga Lepeshinskaya (una delle più grandi ballerine russe della storia) ha detto: “Oggi l’ultima generazione di ballerini deve davvero assistere a uno spettacolo del Royal Ballet of Moscow per sperimentare tali performance e tale energia!” La compagnia, diretta da Anatoly Emelyanov è stata fondata da lui stesso e da Anna Aleksidze nel 1997, nel corso degli anni ha realizzato tournée in tutto il mondo, anche nell’Africa orientale, visitando la Tanzania, lo Zambia, il Kenia.Neanche la musica struggente e travolgente di Čiajkovsky, dalla forza inaudita, è riuscita a restituire la magia di uno spettacolo che è considerato un capolavoro del repertorio con la coreografia toccante e pertinente in ogni minimo dettaglio di Marius Petipa (primo e terzo atto) e Lev Ivanov (secondo e quarto atto) e che, nel migliore dei casi, fa vibrare le corde più profonde dell’anima.Questa volta non è stato cosi.Elisabetta Testa

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