Teatro San Carlo – “I Maestri del XX secolo”: uno spettacolo splendido!

Alla bellezza abbagliante del Teatro San Carlo – “La prima impressione è di essere piovuti nel palazzo di un imperatore orientale…”scriveva Stendhal – alla consueta affettuosa accoglienza da parte del personale del lirico partenopeo, si è aggiunta la meraviglia di uno spettacolo di grande eleganza.

E non poteva essere diversamente visto che i ‘Maestri del XX secolo’ sono due coreografi geniali, che hanno segnato in maniera indelebile la storia della danza: George Balanchine e Kenneth MacMillan. In scena due dei loro capolavori più celebri: “Concerto” di MacMillan sulla musica di Dmitrij Šostakovič e “Tema e Variazioni” di Balanchine su quella di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Un incontro tra titani.

MacMillan è autore sorprendente che passa dalla narrazione (un balletto fra tutti: “Romeo e Giulietta”) all’astrazione. “Concerto”, rimontato con estrema cura da Julie Lincoln – ballerina e poi assistente del coreografo scozzese, con il valido aiuto di Robert Tewsley, già bellissimo danceur noble – è una visualizzazione perfetta dei tre movimenti racchiusi nel ‘Secondo Concerto per pianoforte e orchestra’ del compositore sovietico. Nessuna storia da raccontare ma una musica che non lascia indifferenti su cui aderisce in modo indicibile la coreografia, forte e delicata, allegra e ironica, poetica e atemporale.

La scena vuota nella quale si inseriscono i giochi di luce disegnati da John B. Read, ha esaltato la bravura dei danzatori, in un ottimo lavoro di insieme nelle simmetrie asimmetriche di una bizzarra ed efficace disposizione scenica. Claudia D’Antonio e Salvatore Manzo hanno brillato con la qualità di linee e di tecnica, ma anche con lo spirito giusto nella piacevolezza apparentemente leggera di danzare sequenze molto difficili. Il lunghissimo, meraviglioso e poetico passo due del secondo movimento è un piedistallo definitivo per Luisa Ieluzzi (nella foto di Luciano Romano con Stanislao Capissi), punta di diamante della compagnia del Teatro San Carlo, che sfodera contemporaneamente bellezza mozzafiato, linee infinite, altissimo livello tecnico, qualità di movimento, musicalità, grazia naturale e maturità artistica. Una ballerina splendida che ha saputo costruire basi solidissime per poi spiccare il volo. Accanto a lei Stanislao Capissi, in ottima forma fisica alla quale si aggiunge una profonda emotività.

Che la musica sia l’elemento fondante di una visione creativa comune ai due Maestri non è una novità.

Tutta l’estetica di ‘Mister B’, creatore dello stile neoclassico, è basata sulle sue parole: “Vedere la musica e ascoltare la danza”. Uomo colto, affascinante, grande esperto di musica e amante del rigore formale, Balanchine è stato definito, non a caso,’ l’architetto della danza’ per la maestria con la quale crea ogni singolo passo rendendo visibile ogni singola nota dello spartito musicale, con un immenso lavoro del disegno coreografico. Padrone assoluto dell’intero vocabolario della danza classica con un occhio già ai primi elementi della modern dance – dall’off balance a qualche primo e timido passaggio en dedans, alle linee allungate all’infinito e tanto altro – la tecnica di Balanchine è veramente impervia, difficile e velocissima con rapidi cambi di direzione e frasi coreografiche che sono un punto di arrivo per qualunque interprete, ma regala allo spettatore una forte emozione. Debutto indimenticabile (e molto atteso) “Tema e Variazioni” è stato rimontato da Sandra Jennings (anche lei ballerina e assistente che come Julie Lincoln ha il compito di seguire la preparazione dello spettacolo dalle rispettive istituzioni depositarie dei diritti di entrambi i maestri), dunque nel lavoro proposto al Teatro San Carlo c’è un impegno impeccabile di tutta la compagnia. George Balanchine crea bellezza, armonia, simmetria, qualità. E tutto questo esalta la figura del danzatore, che a sua volta amplifica la creazione artistica. Qua e là qualche elemento fuori ruolo e purtroppo anche il protagonista Luis David Valle Ponce, primo ballerino dell’Opéra di Nizza – nato e cresciuto a Cuba, dove ha studiato nella prestigiosa scuola di Alicia Alonso – seppur bravo tecnicamente, con batterie veloci e salti repentini, non ha un certo tipo di fisicità balanchiniana. Accanto a lui, Anna Chiara Amirante avrebbe potuto esaltare maggiormente le sue belle potenzialità, in un balletto che dovrebbe sprigionare esattezza esasperata nei più piccoli dettagli. Un plauso sperticato va all’energia e all’entusiasmo di tutta la compagnia diretta con forza da Clotilde Vayer che ha dato la possibilità al pubblico napoletano di approfondire la conoscenza di due grandi ‘maestri assoluti’.

Calorosi e lunghissimi applausi a scena aperta hanno accolto tutti gli artisti, con il direttore d’orchestra Hilari García e la ‘storica’ costumista del teatro San Carlo Giusi Giustino.

Elisabetta Testa

 

 

 

 

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