Margherita Veneruso: 50 anni di attività dell’Orsa Minore

Cinquant’anni di attività e li dimostra tutti per esperienza, bravura, versatilità. Fondata da Margherita Veneruso – già solista del Teatro San Carlo, ultima allieva di Bianca Gallizia – l’Orsa Minore, un nome che di stelle se ne intende, continua imperterrita il suo percorso luminoso. E non potrebbe essere diversamente. Margherita Veneruso è tanto piccola e minuta quanto forte e determinata nel suo lavoro, inarrestabile per entusiasmo e passione che infonde da sempre in chi le sta vicino, nel segno di una dote sempre più rara: la generosità d’animo. Qualunque cosa succeda lei non si ferma e con l’appoggio, la fiducia e la stima dei suoi tanti allievi, mantiene vivo un repertorio napoletano tradizionale oltre alle lezioni di danza e poi recitazione, canto e altro ancora.

Lunedì 18 dicembre al Teatro Cilea di Napoli, alle ore 20.00, andrà in scena lo spettacolo per la celebrazione del 50° anniversario dell’Orsa Minore. Cinquant’anni di lavoro senza sosta rappresentano più di un bel traguardo in un mondo che macina tutto in fretta e, onore al merito, Margherita Veneruso nell’arco di tutti questi anni non ha modificato di una virgola la sua passione, il suo entusiasmo e il suo impegno. Questo traguardo raggiunto con felicità e soddisfazione, sarà certamente un nuovo trampolino di lancio per la conquista di nuovi orizzonti futuri, forti di basi solidissime.

Da maschiaccio – come lei stessa si definisce – che ‘mangiava clementine, uva e fichi direttamente dagli alberi ad allieva disciplinata ed innamorata della danza e del teatro’ è stato un attimo, fragile ed emotiva ma con la grinta di un leone, Margherita Veneruso ha messo la danza al centro della sua vita ed è per lei che batte il suo cuore.

– Ci racconta com’è entrata la danza nella sua vita? –

È entrata con mamma e papà che mi hanno portata a fare l’audizione per l’ammissione al primo corso della Scuola di Ballo del Teatro San Carlo, avevo nove anni. Fin da piccola volteggiavo in giro per la casa, così i miei genitori decisero di provare a farmi studiare danza. Da allora ho seguito tutto il percorso, durato nove anni.

– Che ricordo ha della Scuola di Ballo? –

Un ricordo meraviglioso, stupendo, fatto di disciplina, di sacrifici, di soddisfazioni, di ascolti interessanti, di musica sublime, di persone fantastiche. Quando entrai per la prima volta sul palcoscenico del Teatro San Carlo e si aprì il suo maestoso sipario rosso, capii che quello era il posto dove desideravo vivere il più a lungo possibile. Vivere il teatro lirico è una cosa meravigliosa che riempie la valigia dell’animo umano di elementi preziosi.

– Che cosa è stato difficile negli anni di studio: la disciplina, la tecnica, l’espressività, partecipare agli spettacoli? –

Lo studio, la disciplina, la tecnica, sono cose difficili da affrontare ma se hai una forte passione le superi, difficile è stato far capire alle compagne sia del mio corso che di quelli più avanzati che ero una bambina normale, semplice, e che non avevo nessun titolo particolare. Quando parlavano tra di loro sentivo dire: “mia madre è questo, mia madre è quello, mia madre è quell’ altro”… sembravo veramente la Cenerentola della situazione e lo sono stata fino al giorno del mio diploma. Nel momento in cui sono entrata nel Corpo di Ballo sono state loro a chiedermi: “Che passo ha fatto il maestro? Non l’ho capito, me lo fai vedere?”. Per anni non dico di aver subito degli atti di bullismo ma…siamo là…

– Quando ha cominciato ad insegnare? –

Giovanissima, a diciassette anni, nel 1973. Per i primi tempi ho insegnato dalle suore, a Marano (Napoli). Dopo sette anni la direttrice dell’Istituto Gesù Eucaristico decise di mettere da parte la danza per fare altro, a quel punto me ne andai ma le mie allieve mi vennero a cercare! Da allora ho fondato l’Orsa Minore a Calvizzano.

– Perché ‘minore’? –

Perché ho dato la possibilità ai ragazzi che non potevano permettersi una grande accademia o una scuola di formazione importante di avvicinarsi comunque allo studio dell’arte, della danza, del teatro e del canto, soprattutto partenopeo, con prezzi accessibili.

– Che cosa studiano i suoi allievi dell’Orsa Minore? –

Danza classica, contemporanea, danza di carattere partenopeo (tarantelle, pulcinellate, ‘ndrezzate, scugnizzate, insomma di tutto e di più), recitazione e canto.

– Che cosa le piace del mondo della danza e che cosa invece non sopporta? –

Mi piace tutto del mondo della danza, è un mondo bello.

– In cinquant’anni di attività avrà avuto tantissimi allievi, ce n’è qualcuno in particolare che vuole ricordare, che magari ha continuato il percorso nel mondo dell’arte? –

Felice Lungo, ballerino, oggi assistente di Luciano Cannito; Annalisa di Lanno, anche lei ballerina, che lavora a Catania; Elisabetta Romano che canta al Conservatorio di Benevento ma non dimentico tutti gli altri! Ho diplomato sessantaquattro allievi e conosco a memoria il passo d’addio danzato da ognuno di loro.

– IL 18 dicembre al Teatro Cilea di Napoli si terrà lo spettacolo per la celebrazione del 50° anniversario dell’Orsa Minore, come lo ha strutturato, che cosa succederà? –

Lo spettacolo verrà fatto esclusivamente dagli ex allievi che si metteranno in gioco con tutto quello che hanno studiato negli anni. Non ho voluto ospiti esterni, ci tengo che ad essere protagonisti siano i miei allievi. Sono loro che hanno desiderato fortemente questo spettacolo ed io, per quanto ho potuto, li ho accontentati. È normale che io sia emozionata come sicuramente lo saranno loro ma ci racconteremo al pubblico, verrà fuori la verità, cosi come siamo.

– Che cosa le piace dell’insegnamento? –

Insegnare vuol dire trasferire ciò che hai imparato con la tua maniera di essere, con personalità e carisma, se ce l’hai. È un mestiere difficilissimo, se lo fai con il cuore è un atto di grande generosità, non bisogna risparmiarsi nel dare la propria esperienza agli allievi. Spesso i ragazzi non comprendono la severità dell’insegnante ma in sala per me sono tutti uguali, non soffro di simpatia o antipatia. Fuori dalla sala di danza magari la ragazza più spigliata è quella che balla peggio…mentre la più brava può avere un caratteraccio. Cerco di essere equilibrata con tutti, mi impegno per trasferire la mia passione e devo dire che quando, dopo cinquant’anni, ho telefonato ai miei ex allievi per coinvolgerli nello spettacolo, mi hanno risposto quasi tutti. È stata una bella soddisfazione!

– Com’è cambiata oggi la danza, secondo lei? –

Oggi c’è molta acrobazia tecnica e poca emozione, si dà più risalto al virtuosismo che all’espressività. Ci sono molte ballerine bellissime che fanno ginnastica artistica e pur riproducendo evoluzioni fantastiche non ti raccontano niente, eseguono e basta. Un ballerino, attraverso il corpo e il viso deve esprimere le emozioni, raccontare una storia, quando questo non succede non c’è l’arte della danza.

– Lei ha lavorato con i più grandi ballerini del mondo: Carla Fracci, Rudolf Nureyev, Ekaterina Maksimova, Vladimir Vasil’ev, solo per citarne alcuni. Che cosa ha imparato da loro? –

Mi hanno insegnato tantissimo, soprattutto Carla Fracci…bastava guardarla per imparare. Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa, una fra tutte: l’umiltà. Da questi personaggi così importanti ci si aspetta che stiano su un piedistallo, che siano inavvicinabili e invece scopri, per esempio, che possono stare seduti a tavola accanto a te, in semplicità. I veri artisti lasciano un segno dentro di noi.

Elisabetta Testa

 

 

 

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