René de Cárdenas:”Senza sentimenti la danza è un insieme di passi”

Affascinante, sensibile, curioso della vita, è stato per trenta lunghi anni al Balletto Nazionale di Cuba accanto ad Alicia Alonso, icona planetaria. Appassionato di fotografia, ha scritto un libro di racconti e uno sulla tecnica del passo a due – con la prefazione di Fernando Alonso – tradotto in tre lingue. Ballerino, maestro e coreografo, da quest’anno insegna alla Scuola di Ballo del Teatro San Carlo, diretta da Stéphane Fournial. Socievole e gentile, René di Cárdenas –  una sorella ingegnere, una moglie ballerina e due figlie, una grande e una piccola – ha molto da raccontare e lo fa con un garbo speciale.

Maestro, com’è entrata la danza nella sua vita?

Per caso. Mia madre insegnava alla Scuola Nazionale di Arte e mi ha portato con lei per passare più tempo insieme, ho provato a suonare il violino ma non ero portato così ho fatto l’esame per il corso di danza. Non volevo diventare un ballerino ma un dottore… un giorno mio padre mi disse:” Facciamo una cosa, sarai vicino a tua madre è tutto sarà più facile”. In seguito ho deciso di continuare a studiare danza e sono stato per trent’anni al Balletto Nazionale di Cuba, accanto ad Alicia Alonso. Ho interpretato tutti i balletti di repertorio ed è stata un’esperienza bellissima.

Che cosa è stato difficile: la disciplina, la fatica fisica, i sacrifici?

La fatica fisica, alla disciplina poco a poco ci si abitua…anche perché senza non si va lontano, i maestri a Cuba sono molto severi. La cosa più difficile è stata costruire una tecnica forte, modificare il mio corpo. Chi studia danza deve sapere che è un grande sacrificio ma se si studia con passione la fatica non pesa.

Lei ha avuto il privilegio di avere una guida particolare, icona della danza nel mondo: Alicia Alonso. Che cosa ha rappresentato per lei?

Prima di entrare al Balletto Nazionale di Cuba ho partecipato al Concorso di Varna, Yuri Grigorovič ne era il presidente e Alicia Alonso la vice. Frequentavo l’ultimo anno della scuola e fare lezione con lei, sentirla parlare, è stata un’esperienza meravigliosa, è una donna di grande cultura e carisma dalla quale ho imparato tanto. È stata una vera fortuna per me, ho lavorato molto nella sua compagnia, con grande impegno…con lei non puoi sbagliare…ogni mese va in scena uno spettacolo diverso, è stancante ma bello! Adesso, all’interno di un teatro, sono capace di fare tante cose, dalla parte artistica a quella tecnica: le luci, i costumi, l’organizzazione…ho accumulato molta esperienza. Ad un certo punto, in modo assolutamente naturale, ho smesso di ballare e ho cominciato ad insegnare – danza classica e passo a due – e successivamente ho creato anche delle coreografie.

Chi ha inciso di più nel suo percorso artistico?

Mia madre in ogni senso ma preferisco non parlare di lei perché mi commuovo.

Che cosa guarda in un ballerino, che cosa la colpisce?

Da spettatore mi piace vedere un bel ballerino che danza con passione, da coreografo ho bisogno di trovarmi di fronte una persona veloce, intelligente, sveglia. Sto preparando una coreografia molto difficile per lo spettacolo di fine anno con quattro ragazzi – due donne e due uomini – allievi della Scuola di Ballo. Sono veramente bravi ma le due ragazze hanno catturato la mia attenzione, ballano col cuore, sono molto espressive. Se gli chiedo la metà loro fanno il doppio, lavorare così è bellissimo.

Che cos’è l’umiltà?

Sapere quanto si vale. Bisogna sempre sognare di arrivare oltre ma poi saper riconoscere i propri limiti.

E il talento?

Non ha senso parlarne…si percepisce, è una dote con cui si nasce. Ci sono ballerini che fanno dieci pirouettes in maniera fredda… io preferisco vederne quattro ma fatte col cuore. In questo momento storico c’è tanta varietà di danza, che neanche si capisce più quali siano le differenze tra uno stile e l’altro. Al di là di questo io guardo il ballerino, la sua capacità di ballare con l’anima. Senza sentimenti la danza è un insieme di passi che creano movimento. Un coreografo ha sempre qualcosa da dire nel suo lavoro ma può capitare che durante le prove i ballerini possano sconvolgere tutto con il loro personale modo di esprimersi attraverso la danza… bisogna essere pronti ad accogliere nuove situazioni, purché belle. I danzatori comunicano allo loro maniera, basta che il messaggio non venga trasformato.

Che cosa è cambiato nel mondo della danza negli ultimi anni?

Non mi pace dire ‘prima era così…ora è così’ ogni epoca ha le sue cose, belle, brutte…a Cuba non ci sono più i maestri di un tempo, molti sono andati via e i pochi rimasti si difendono con le unghie e con i denti. La Scuola Nazionale del Balletto di Cuba – diretta da Ramona de Saá – funziona perfettamente, i ragazzi sono bravissimi e hanno una grande disciplina. In Italia ci sono tante scuole di maestri con poca esperienza.

Che cosa la emoziona?

Uno spettacolo fatto bene, sotto tutti gli aspetti.

Che cosa le piace e che cosa non sopporta del mondo della danza?

Nel mondo della danza siamo tutti diversi, il ballerino è una persona diversa all’interno della società, è un individuo che ha il senso del sacrificio, che ha un gusto e un’educazione per tante cose. Il danzatore conosce la musica, cosa che un ragazzo normale magari non fa. Ascoltiamo la musica del momento ma siamo educati a quella classica, all’opera. Lo dico da sempre…studiare danza da bambino ti dà la disciplina della vita, oltre che della danza. Lo faccio presente da sempre, non tutti arrivano ad essere il ballerino che vorrebbero però la disciplina resta per sempre.

Quale era il suo ruolo preferito?

Quello che non ho fatto… prediligo il ruolo di Albrecht, sono molto romantico.

Senza pensarci troppo mi dice tre aggettivi che la caratterizzano?

….Credo di essere in una maniera ma gli altri mi vedono diversamente. Sono una persona semplice che pensa sempre troppo agli altri.

Da quest’anno insegna alla Scuola di Ballo del Teatro San Carlo tecnica maschile e passo a due, è soddisfatto del suo lavoro?

Da molto tempo non insegnavo in una scuola, Stéphane Fournial mi ha dato un’opportunità meravigliosa, ha rinnovato tante cose nella metodologia, nell’insegnamento, nelle relazioni con gli allievi. La scuola è più bella, c’è una grande disciplina e i ragazzi sono molto educati, è molto bello lavorare con loro.

Quali sono i punti di forza della tecnica cubana?

Fernando e Alicia Alonso si sono seduti a tavolino e hanno preso il meglio della tecnica Vaganova, Cecchetti e di quella americana. Il punto debole era nelle braccia ma in questo momento il lavoro è migliorato tantissimo, il punto di forza è nel virtuosismo, nei giri, nei salti ma soprattutto la passione che hanno i ballerini cubani, sono molto carnali. Non abbiamo fisici longilinei, siamo pieni di curve dobbiamo lavorare in un certo modo per far risaltare le linee ma è un lavoro di sessanta anni…l’altro punto forte è la tecnica del passo a due, il partner cubano è molto attento, virile, generoso, cavaliere, gentile, la donna percepisce sempre il suo appoggio e si sente sicura. Nella mia lezione di passo a due la prima cosa che dico alle ragazze è di fare le stesse cose che fanno durante una lezione di tecnica classica, niente di più. Agli uomini dico:” Attenzione, c’è una donna davanti a voi, non deve succedere che la facciate cadere…”.

Nella sua vita ha viaggiato tanto…

Vivo in Italia ma torno spesso a Cuba, mi piace molto ma non piango per lei, anche se è triste dirlo…sono del posto dove sto bene e mi piace vivere nel presente. Ora sono a Napoli e almeno due volte alla settimana devo mangiare la mozzarella!

Il suo libro Tecnica di passo a due, Círculo Rojo editore, ha la prefazione di Fernando Alonso e un bellissimo ricordo di Roberto Fascilla. E’ un testo utile a maestri, allievi, appassionati di danza…è pieno di contenuti speciali e informazioni utili.

E’ stato un lavoro enorme ma sono molto contento del risultato, è stato tradotto in inglese, spagnolo e italiano. Ho pensato a questo libro con una visione e un linguaggio universale, affinché potesse essere adattabile, per la sua metodologia, a qualsiasi scuola o accademia.

Un sogno ce l’ha?

Fare sempre qualcosa. Ho una passione per la fotografia e poi continuo a scrivere…la mia maniera di essere vivo è quella di creare.

Che cos’è la danza per lei?

E’ la mia vita, anche se è banale dirlo. Guardo il mondo con gli occhi della danza, mi risulta difficile staccarmene anche se la mia vita non è solo danza ma tanto altro.

Elisabetta Testa

 

 

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