Marius Petipa, l’arte della coreografia

Nato a Marsiglia l’11 marzo 1818 si forma con suo padre Jean Antoine al Conservatorio della Danza di Bruxelles. La sua carriera lo porta da Bordeaux a Nantes, Madrid, Parigi, Stati Uniti fino a San Pietroburgo dove, nel 1947, viene ingaggiato come primo ballerino. Resta al servizio del Balletto Imperiale russo fino al 1904, anno in cui scrive in francese le sue Mémoires, tradotte in russo e in inglese. Ben lontano dal livello tecnico di suo fratello Lucien Petipa, Marius brilla nei ruoli di carattere e si afferma come eccellente mimo, interpretando Conrad ne Le Corsaire.La sua indiscussa bravura eccelle nella coreografia, con la quale si distingue firmando una sessantina di balletti e le danze di una trentina di opere.Nel suo percorso artistico adatta al gusto pietroburghese, assecondando l’evoluzione della tecnica, balletti come: La fille mal gardée, La Sylphide, Paquita, Le Corsaire, Esmeralda, La Vivandière, Coppelia. Monta anche diverse versioni di Giselle, inserendo il “Grand Pas de Wilis” (1884), con la struttura che conosciamo oggi. Propone anche una serie di balletti a tema fantastico: Lo schiaccianoci (1892) e Il lago dei cigni (1895), entrambi co-firmati con il coreografo russo Lev Ivanov, e si ispira ai racconti di Charles Perrault per La bella addormentata (1890) e Cenerentola (1893).Nel suo processo creativo, Petipa fa ampio sfoggio di un particolare senso artistico, con attenzione per l’aspetto storico (l’ambientazione medievale nel balletto Raymonda, 1898), il gusto esotico (La figlia del Faraone, 1862, La bayadère, 1877), senza dimenticare la Spagna (Don Chisciotte, 1869).Stabilisce un canovaccio preciso per lo sviluppo dell’azione e impone ai suoi compositori (Cesare Pugni, Ludwig Minkus, Pëtr Il’ič Čajkovskij, Aleksandr Glazunov, Riccardo Drigo) una partitura che debba rispondere in pieno alle sue esigenze stilistiche e musicali. Sviluppa così un balletto, in tre o quattro atti, che occupa tutta una serata, splendidamente messo in scena e che racchiude un gran numero di interpreti (ballerini, allievi della Scuola di Ballo e figuranti).Petipa costruisce gli intrighi delle vicende alternando scene di pantomima a sequenze danzate, tra cortei, evoluzioni del corpo di ballo, danze per un numero ristretto di ballerini (tre, quattro, sei…) e poi pas de deux e assoli riservati agli artisti migliori.La caratteristica di ogni coreografia di Petipa è nello stile brillante, di ampio respiro, lirico ed elegante, dove la sequenza di passi, quasi sempre esempio di grande virtuosismo, contribuisce a definire il carattere delle situazioni e dei personaggi (i fouettés di Odile nel terzo atto de Il lago dei cigni).Con grande sensibilità, Petipa crea ogni variazione femminile considerando le attitudini dell’interprete, trovando di volta in volta movimenti e passi più consoni alla sensibilità e alla tecnica di ogni artista.Dà al passo a due una struttura obbligata (adagio, variazione maschile e femminile, coda) e sviluppa un lavoro di coppia che necessita di un apprendistato specifico.Un posto di rilievo nella fertile produzione di Petipa hanno i “divertissements” di carattere (danze italiane, spagnole, russe, polacche…) i cui elementi caratteristici prendono spunto dalle danze tradizionali ma vengono sapientemente adattati ad uno stile classico (Grand pas ungherese di Raymonda).Diffusa fuori dalla Russia, dopo la sua morte avvenuta il 14 luglio 1910 in Crimea, l’opera di Marius Petipa costituisce fino ad oggi il momento essenziale del repertorio di ogni compagnia classica e il punto di arrivo di ogni ballerino, valutato sulla capacità di eseguire al meglio il difficilissimo livello tecnico.Elisabetta Testa

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