Giuseppe Picone:”Se i ballerini non hanno certezze lavorano male”

Nel corso del suo quarto anno di direzione della Compagnia di balletto del Teatro San Carlo, Giuseppe Picone continua a guardare avanti, in un momento difficile per la danza, con l’entusiasmo e la forza di sempre. Il numero esiguo dei ballerini stabili, l’attesa infinita e straziante di giovani belli/bravi/meritevoli che combattono per un diritto contrattuale (che vuol dire continuità e serenità di lavoro ma anche riconoscimento di un impegno profuso da lungo tempo e rispetto per la propria dignità), crea non pochi problemi nel quotidiano ed è a dir poco destabilizzante. Ma la grande macchina scenica del ‘teatro più bello del mondo’ va avanti con la programmazione nella speranza (quanta ne abbiamo…) che la situazione possa risolversi al più presto, a difesa dei ballerini e dell’arte della danza. Con l’esperienza e la consapevolezza di chi segue giorno dopo giorno la continua evoluzione dei fatti, Giuseppe Picone ci racconta i prossimi appuntamenti, con una sorpresa legata al Capodanno.

Come da tradizione, nel periodo natalizio tornerà in scena Lo Schiaccianoci nella sua versione coreografica?

Sì e per la prima volta ballerà a Napoli Matthew Golding, una star favolosa che definiscono “il Brad Pitt della danza”…ed è vero, lo conosco da tanti anni ed è veramente bravissimo. Al suo fianco ho voluto invitare ancora una volta Maia Makhateli perché oltre ad essere una ballerina eccelsa è una persona splendida. Lo Schiaccianoci è quello andato in scena negli ultimi due anni, una bella produzione…a detta degli altri…che ha ottenuto grandi incassi. L’ho creato per il teatro Massimo di Palermo, anni fa, ma la versione per il Teatro San Carlo è completamente rivisitata, avendo a disposizione un organico più ampio. Poi, e credo di aver beccato il balletto giusto per la compagnia, a marzo metteremo in scena Don Chisciotte. Non l’ho fatto prima perché quando sono arrivato alla direzione la compagnia non aveva grandi rifiniture tecniche, ho voluto puntare per tre anni su balletti estremamente complicati e particolarmente eleganti, come Cenerentola, Il lago dei cigni, Giselle, Lo Schiaccianoci, proprio per lavorare accuratamente sulle rifiniture che solo il balletto classico puro accentua. Don Chisciotte è un punto di arrivo, e la compagnia napoletana ha una verve naturale! Penso che a differenza del 2013, quando andò in scena, lo rappresenteranno con bellezza tecnica e pulizia esecutiva sicuramente di un altro spessore perché anche nell’essere artista non si deve mai esagerare, basta poco per diventare kitsch. Bisogna calarsi nel ruolo senza dimenticare che è un balletto classico. Ad aprile ci sarà il debutto di Amadè di Juliano Nuñes, giovanissimo coreografo brasiliano con il quale sono in contatto da due anni. L’ho visto su Instagram, gli ho mandato un messaggio e abbiamo cominciato a parlare, fino a due anni fa faceva parte della compagnia di Anversa, ma anche sotto mio suggerimento l’ha lasciata ed è diventato coreografo a tempo pieno. Ha molto talento e mi fa piacere che mi abbia ascoltato perché è un anno che gira il mondo ed è molto contento di aver preso questa decisione, per niente facile perché non dà certezze. L’ho incoraggiato raccontandogli che io avevo ventiquattro anni quando ho lasciato l’American Ballet Theatre, compagnia di livello mondiale, perché volevo essere libero di esprimermi. Lui, in qualità di coreografo, deve essere libero di poter gestire il suo tempo, la compagnia non gli avrebbe mai dato la possibilità di assentarsi per lunghi periodi. Ora si divide tra Royal Ballet, Teatro Mariinsky, Pennsylvania, Boston ecc… ha veramente molto talento e per me, il fatto che lui venga al Teatro San Carlo a creare un balletto a serata intera, per la prima volta nella sua carriera, è un motivo di orgoglio. Sarà di sicuro il nuovo Kylián o Forsythe. Dopo il San Carlo andrà al Birmingham Royal Ballet, diretto da Carlos Acosta e anche li metterà in scena un balletto a serata intera, ma la prima volta sono stato io a proporglielo…e nella sua carriera avrà Napoli come riferimento.

Ballerà anche lei in questa coreografia?

E’ da vedere. La cosa importante è che ci siano Polina Semionova e Friedemann Vogel, due star mondiali. Avrò molto da fare a livello organizzativo quindi penso di concentrarmi solo sul mio Bolero, in scena a luglio. Per Amadè – interamente dedicato a Mozart – avremo un quartetto d’archi dal vivo oltre a musiche registrate, la collaborazione di Matteo Pinti per le luci e costumi di Agnes Letestu dell’Opéra di Parigi.

Tra fine luglio e i primi di agosto andrà in scena Come un respiro di Mauro Bigonzetti, versione ridotta (dura circa un’ora) di un balletto creato per Svetlana Zakharova e Roberto Bolle, alla Scala, dal titolo Progetto Händel. Da quando sono stato nominato direttore non ho mai invitato la Zakharova perché volevo dare al pubblico napoletano una vasta scelta di ballerine eccezionali che girano il mondo, lei non è l’unica…ma ovviamente è un grandissimo nome e questa volta ho voluta chiamarla, è straordinaria in questa coreografia: linee infinite, gambe, piedi, è veramente fantastica. Nella stessa serata andrà in scena il mio Bolero che rappresenterò per la prima volta al Teatro San Carlo. A ottobre 2020 riprenderemo, a tre anni e mezzo dal debutto, la mia versione coreografica di Cenerentola.

E la sorpresa legata al Capodanno?

Insieme alla sovrintendente Rosanna Purchia, da quando sono diventato direttore del Corpo di Ballo, spingevo per il concerto di Capodanno dalla Fenice di Venezia, su RAI 1. Finalmente ce l’abbiamo fatta, abbiamo già registrato a fine ottobre ed è stata un’esperienza bellissima! Sono stato protagonista di due edizioni, 2010 e 2011, e poi da Vienna in diretta mondiale, nel 2006. La prima volta che ha partecipato il Corpo di Ballo della Scala c’ero io come étoile, l’anno dopo Eleonora Abbagnato con l’Opera di Roma, poi ancora la Scala con Roberto Bolle e quest’anno finalmente ci sarà Teatro San Carlo di Napoli. Ho portato a Venezia venti ballerini della compagnia e ho creato una coreografia, veloce e contemporanea, sul Can can di Offenbach, girata in interno a Palazzo Moretti con i costumi di Giusi Giustino. Mi sono divertito un sacco! Poi ci sarà il Libiam ne’ lieti calici da La Traviata con gli uomini in smoking e le donne con dei meravigliosi abiti da sera di Gucci e Dior. Protagonisti due grandi ospiti: Olga Smirnova e Jacopo Tissi, unico italiano al Bolscioi di Mosca.

Com’è la situazione all’interno della compagnia?

Ottima a livello artistico, tecnico, di programmazione, di ospiti, di fama, abbiamo quattro sale ristrutturate, l’illuminazione nuova, il pavimento professionale, il terzo piano – quello del ballo – finalmente è in perfetto stato… quando venivo al San Carlo in qualità di ospite mi dava fastidio vedere scarabocchi sulle pareti, divani fatiscenti, oggi mi sembra che ci sia un altro decoro e una bella atmosfera. Per quanto riguarda i tersicorei li trovo molto migliorati, hanno fatto grandi progressi, si sono imposti a livello artistico e tecnico, ma, ti dico la verità, li vedo estremamente nervosi. Il problema è nelle incertezze contrattuali. Rispetto alla Scala o all’Opera di Roma il nostro organico è molto esiguo, abbiamo quindici elementi stabili mentre gli altri ballerini sono a contratto triennale. Tra un po’ questi contratti scadranno e dovranno essere rinnovati, allo stesso tempo si spera che l’anno prossimo si possano bandire concorsi perché solo così si metterà al sicuro il Corpo di Ballo. Avere più elementi stabili sicuramente dà forza ad un settore, la Scala ne ha ottantacinque e poi ne chiama una quarantina in aggiunta. Tu sai come funziona in Italia, è essenziale avere questa stabilità perché ci mettono un attimo a cancellarti. Come è successo a Firenze, Verona, Trieste, Bologna, Genova… molti dicono che la stabilità sia la morte dell’arte della danza (io ho fatto una carriera all’estero solo con contratti annuali) però nessuno aveva la paura che la compagnia chiudesse! Qui la stabilità bisogna imporla per bloccare i politici altrimenti la fine è dietro l’angolo.

Che cosa ha potuto fare lei, quali sono le sue responsabilità, nel bene o nel male?

Io ho potuto lavorare ad un livello artistico/tecnico per far migliorare la qualità della compagnia e assicurare incassi, facendo questo ho dato la conferma del loro valore. In questo momento sono in attesa, bisogna aspettare la primavera del 2020, mi auguro che tutto andrà per il meglio così da mettere al sicuro il ballo! In Italia, alla minima cosa che non funziona, tagliano…siamo rimasti solo in quattro (Scala di Milano, Opera di Roma, Massimo di Palermo e San Carlo di Napoli) che altro vogliono tagliare? Lo stato si deve dare una calmata, ma poi il balletto a chi dà fastidio? Siamo quattro gatti in tutto il paese, abbiamo teatri bellissimi e il pubblico non manca di certo…ovviamente non siamo stupidi, ci sono cose che non funzionano: mi riferisco a ballerini che passavano la tessera e tornavano a casa dai figli… ma basta mettere qualcuno che controlla e se c’è qualcosa che non funziona nel modo giusto va eliminata immediatamente.  All’estero se sbagli mezza volta, alla seconda sei fuori, invece in Italia hanno permesso tanti inciuci, anche gente che per anni è andata in scena senza essere in forma. È normale che queste cose hanno dato il ‘la’ ai politici per tagliare il marcio. Carte alla mano, ci sono persone che hanno il contratto indeterminato che però non ci sono mai in sala, a volte anche per sei/sette mesi, questo succedeva fino a due anni fa… è sconvolgente…sono persone che non si sono mai mostrate all’altezza della situazione… ecco perché io in un modo un po’ forte ho dovuto portare i ragazzi ad un livello più alto per far capire a chi di dovere che meritavano di essere messi al sicuro.

Qual è la cosa più bella che ha realizzato finora nel suo mandato?

Le quattro sale completamente ristrutturate…erano vent’anni che non venivano toccate, il linoleum per terra era in uno stato indecente. Il raggiungimento di questo obiettivo, oltre ad essere una grande gioia per me, dà un’atmosfera internazionale al piano del ballo. Avere uno spazio adeguato ed accogliente è fondamentale per chi vive in teatro tutti i giorni. Poi abbiamo avuto anche le tute di Liu jo con il logo del Teatro San Carlo che creano un senso di appartenenza. A livello artistico sono felice di tutto, da Cenerentola a La Signora delle camelie al Sogno di una notte di mezza estate che hanno avuto tanto successo confermando la bravura della compagnia in un panorama ampio e versatile. Nel futuro mi auguro che nel 2020/2021 si risolva la situazione dei contratti per avere un’atmosfera più tranquilla, quando i ballerini non hanno certezze lavorano male. A giugno sono stato invitato agli esami di fine anno dell’Accademia della Scala…i migliori elementi dell’ottavo corso avevano già il contratto con la compagnia…questa è la norma…e dovrebbe essere uguale per tutti.

Elisabetta Testa

 

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