Lo Schiaccianoci al Teatro San Carlo

Grande balletto del repertorio classico dell’Ottocento, espressione della tipica anima borghese russa, Lo Schiaccianoci di Čajkovskij debuttò al Teatro Mariinsky di Pietroburgo, il 5 dicembre 1892, interpretato dalla danzatrice italiana Antonietta dell’Era, allieva del grande maestro italiano Enrico Cecchetti, sulla scia di celebri protagoniste dell’epoca come Carlotta Brianza che aveva trionfato ne La bella addormentata (1890) e in seguito Pierina Legnani ne Il lago dei cigni (1895).

Basata su una trama di Dumas padre, che a sua volta l’aveva ricavata da una fiaba natalizia di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, la storia di Schiaccianoci ruota intorno alla piccola Clara (Maria nella versione dei teatri russi), la quale alla vigilia di Natale, nel corso di una grande festa nella sua casa – quella degli Stahlbaum – riceve in dono dal padrino Drosselmeyer uno schiaccianoci dalla forma di omino con la bocca sdentata.

Da questo inizio si dipana la vicenda del balletto che si sviluppa su un duplice piano: reale e fantastico.

Da una parte la storia della famiglia e dei suoi riti, dall’altra il sogno di Clara che, alimentato da una toccante immaginazione, darà vita ad una sequenza di danze ed apparizioni – caratterizzate da toni struggenti ed incantati – che sono la grande vena poetica e coreografica del balletto.

Questo il punto di partenza, esaltato dalla musica di Čajkovskij che, anticipando e sottolineando ogni magia, riesce di volta in volta a caratterizzare il mondo borghese dei bambini e delle loro famiglie per poi spostarsi a livelli di fantasia assoluta, animata da bambole e burattini, soldatini e topi, che ancor più delle tante danze caratteristiche – i divertissements – con la danza della fata dei confetti, il valzer dei fiocchi di neve, il valzer dei fiori e il passo a due conclusivo, diventano occasione di danza eccelsa.

Superfluo sottolineare la genialità inventiva della musica di Čajkovskij sulla quale si è saldata la grande maestria del coreografo Lev Ivanov. All’origine del disegno coreografico le idee per Schiaccianoci furono abbastanza semplici: il Principe Vsevolozskij, direttore dei Teatri Imperiali, aveva commissionato a Marius Petipa, un nuovo balletto da realizzare con la musica di Čajkovskij.

All’apice della sua gloria, il coreografo Marius Petipa – indiscusso curatore del libretto – aveva affiancato il compositore, così come aveva fatto in precedenza per La bella addormentata, in un clima di costruttiva collaborazione.

Purtroppo interverro non pochi cambiamenti. In seguito ad una malattia, Marius Petipa si vide costretto a lasciare il lavoro al suo aiuto coreografo Lev Ivanovic Ivanov (1834-1901), che, dopo una vita travagliata ed infelice – infanzia in orfanotrofio e problemi di alcool in età adulta – era diventato il suo assistente.

Per una pura casualità Ivanov avrebbe avuto due grandi occasioni di lavoro: prima Schiaccianoci e due anni dopo Il lago dei cigni.

Originale, deciso, fantasioso, allievo non solo di Marius Petipa ma del grande Enrico Cecchetti, Ivanov conquistò tutti con la sua creatività e musicalità sensibilissima, diventando il coreografo di balletti emblematici del grande repertorio ottocentesco.

Da oltre un secolo Schiaccianoci non ha mai visto diminuire il suo successo, sia di pubblico che di critica, anche se, al debutto e nel corso di oltre cento anni di repliche, non pochi hanno sorriso di fronte alla favola dolciastra, voluta da Dumas, che tutti i teatri del mondo ripropongono nel periodo di Natale. Al Teatro Mariinsky questo balletto non è mai uscito dal repertorio, tant’è che numerose sono state le versioni.

La prima dello Schiaccianoci, all’estero, ebbe luogo a Londra nel 1934 con il Vic Well’s Ballet, quattro anni dopo il balletto andò in scena al Teatro alla Scala di Milano. Ma le tante e diverse versioni includono anche quella storica di George Balanchine (1954), di Rudolf Nureyev (1968), di John Neumeier (1971), di Roland Petit (1973) e poi ancora quella di Mark Morris (1991), autore di una versione punk-pop dal titolo The Hard Nut, e di Maurice Béjart (1998).

La versione di Lienz Chang, maître de ballet della compagnia napoletana, in scena al Teatro San Carlo, evidenzia una nuova drammaturgia pur rispettando la coreografia originale di Marius Petipa e Lev Ivanov. Protagonisti nel ruolo della Principessa e del Principe di Zucchero saranno rispettivamente Anbeta Toromani e Alessandro Macario (nella foto di Luciano Romano) – 30 dicembre ore 21.00, 2 gennaio ore 21.00, 3 gennaio ore 17.00 – nel secondo cast Claudia D’Antonio e Salvatore Manzo (nella foto di Francesco Squeglia) – 30 dicembre ore 17.00, 2 gennaio ore 17.00. L’Orchestra del Teatro San Carlo sarà diretta da Nicolae Moldoveanu, il Coro di Voci Bianche è stato preparato da Stefania Rinaldi, in palcoscenico – tra le scene di Nicola Rubertelli e i costumi di Giusi Giustino – ci saranno anche gli allievi della Scuola di Ballo, diretta da Stéphane Fournial.

Definito anche il balletto dei valzer (da quello dei fiocchi di neve che simulano il movimento della neve trasportata dal vento a quello dei fiori fino al valzer finale che rappresenta la trasfigurazione stessa dell’idea del valzer), Schiaccianoci ha momenti di grande danza – con un’incursione nelle diverse culture rappresentate nel divertissement del secondo atto dalla danza spagnola, araba, cinese e russa – che culmina nel passo a due finale, uno dei più belli ed intensi del repertorio classico nella cultura ballettistica mondiale.

Elisabetta Testa

 

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