Giuseppe Picone: un appello accorato per la Danza

Più di trent’anni di esperienza nel mondo della danza, da étoile internazionale a direttore della Compagnia del Teatro San Carlo di Napoli – incarico terminato il mese scorso – Giuseppe Picone, bellezza e talento da vendere, nella appassionata chiacchierata in cui è indiscutibilmente al centro della scena, è un fiume in piena. Parla col cuore in mano per difendere i suoi colleghi ballerini e, in generale, tutto il settore Danza, duramente colpito dalla lunga pandemia.

“Stiamo vivendo una situazione molto particolare, in tutta sincerità se mi sono dato da fare facendo questi appelli per sensibilizzare il governo è perché ho ricevuto dei messaggi da parte di persone che mi hanno chiesto aiuto. Si parla molto dei ristoratori ma i teatri, le scuole di danza e tutto il settore artistico è un po’ lasciato a sé, ed è un peccato perché so per certo che ci sono tante famiglie messe con le spalle al muro, e questa realtà mi fa gelare, addirittura ci sono persone che sono dovute tornare a vivere a casa dei genitori…è davvero una brutta situazione. Senza fare polemiche, visto che c’è la pandemia, bisognerebbe soltanto dare la possibilità ai lavoratori di tornare al proprio posto. Chi ha una scuola di danza potrebbe tranquillamente riaprirla in sicurezza perché non credo che in metropolitana si sia più sicuri… penso che sia assolutamente lecito riprendere l’attività poiché chi lavora a teatro – e parlo di ballerini, costumisti, scenografi, attrezzisti, video- maker, trucco e parrucco, insomma tutto un ambaradan – ormai è a casa, fermo da quasi un anno.

Gli appelli devono essere fatti per dare a chiunque la possibilità di ripartire, ho pensato che se inizio adesso magari per la primavera daranno la possibilità di mettere su spettacoli, anche un saggio per le scuole così si riprendono un attimino. È chiaro che nello specifico bisognerà poi capire quale sarebbe la soluzione migliore, sederci ad un tavolo di confronto per cercare di salvare la danza. La verità è che sono pochi i ragazzi che hanno dei contratti, l’80% è fuori, nel senso che non ha certezze perché per poter lavorare deve andare all’estero e questo non va bene, è un problema che si trascina da molto, troppo tempo! Purtroppo in passato – e io sono testimone degli ultimi trent’anni perché sono entrato in compagnia all’estero che avevo sedici anni –  ho dovuto accettare di partire perché il maestro Zarko Prebil mi disse: “Se resti in Italia brucerai il tuo futuro”. Se la situazione era già all’epoca messa così male, figuriamoci adesso… Mi domando perché non rivedere il contratto nazionale che a quanto pare non funziona. Ecco, vorrei poter rivedere questi aspetti, mettendo a posto quello che non va, non chiudendo e basta come ha fatto il governo. Ci sono problematiche? Qualcosa non funziona? Chiudiamo tutto. Così lo posso fare anche io il politico…

Se i bambini di oggi iniziassero il loro percorso, una volta compiuti i diciotto anni, avrebbero certezze? La mia risposta è no. In questa pandemia il governo ha tante di quelle responsabilità sulle spalle che non riesce a dare attenzione ad ognuno di noi, eppure a giugno siamo riusciti un po’ tutti quanti a riprendere una parvenza di attività, purtroppo a settembre la seconda ondata ci ha di nuovo distrutto. Già nel primo lockdown, dopo tre mesi la gente non ne poteva più, ora sono passati sei mesi e siamo ancora fermi.

Gli spettacoli in streaming sono una soluzione per chi il posto ce l’ha ma tutto il resto dei ballerini è fuori. Va benissimo salvaguardare chi ha la possibilità di tornare al proprio lavoro ma per esempio al Teatro San Carlo di Napoli ci sono venti stabili e trentacinque aggiunti, stiamo scherzando? La stessa situazione al Teatro dell’Opera di Roma e al Massimo di Palermo: tutti gli aggiunti sono tagliati fuori e poi ci sono anche le compagnie che non fanno parte delle fondazioni lirico sinfoniche ma che comunque producono spettacoli che sono letteralmente bloccate, non avendo sovvenzioni. Il mio è un appello generale, si sta mettendo con le spalle al muro il settore danza, e non voglio parlare degli attori, perché non mi compete, ma so bene che anche loro stanno morendo. Chi ha la fortuna come me di stare seduto sul divano a guardare la televisione non se la sente di ricevere messaggi di aiuto e stare a guardare senza fare niente, fa veramente male. Dopo tanti anni di esperienza accumulata penso di avere una voce in capitolo e cerco solo di fare qualcosa. Ci vorrà tempo per ristabilire quello che avevamo prima del Covid ma la gente ha voglia di ricominciare ed è motivata ad andare avanti. Io credo che sarei impazzito a stare chiuso in casa a fare la lezione, se questa pandemia fosse successa durante il clou della mia carriera io avrei dato di matto, mi avrebbero trovato sul terrazzo o sotto un grattacielo a fare il manège, lo dico seriamente…ci pensavo l’altra sera: quando avevo vent’anni entravo in teatro alle nove e trenta del mattino e uscivo alle undici di sera, dopo lo spettacolo, dopodiché me ne andavo pure a mangiare e a bere fuori perché avevo ancora tanta energia. A parte la mutilazione fisica e psicologica di non poter esercitarsi in uno spazio adeguato o di esprimersi come siamo abituati a fare ogni giorno, è veramente dura sotto ogni aspetto.

Ho sentito poco tempo fa dei miei amici che vivono in Germania, gli dicono di stare in casa, di rispettare le regole ma i soldi in banca glieli mandano regolarmente. I nostri ragazzi in undici mesi di fermo hanno ricevuto circa duemila euro…come fai a vivere se hai una famiglia, un affitto da pagare? Così si muore. In Italia durante il primo lockdown chi aveva un contratto è rimasto a casa ma col supporto della cassa integrazione, anche in quel caso gli aggiunti sono rimasti fuori. E sono tantissimi. Parliamoci chiaro, senza di loro gli spettacoli non si possono fare, visto che rappresentano la maggior parte di una compagnia soprattutto per l’Opera di Roma, il San Carlo di Napoli e il Massimo di Palermo. Poi ci sono le compagnie come il Balletto di Toscana, il Balletto del Sud, o Daniele Cipriani…che prima facevano le tournée, davano lavoro a tanti ragazzi, ora è tutto bloccato. E chi non ha una certezza a livello contrattuale all’interno di un teatro è spacciato, allora o dai la possibilità di stare a casa per rispettare le regole ma con sovvenzioni all’altezza della situazione oppure da qualche parte la soluzione si deve trovare sennò si distrugge un intero settore.

In questo momento voglio essere più attivo possibile, gli appelli sono fatti da molti perché siamo tutti nella stessa barca però io non sento delle voci autorevoli del mondo dell’arte. Ho sentito parlare un po’ dei teatri e dei ballerini dal mio amico Alessandro Cecchi Paone, che è sempre in giro sulle reti televisive ma bisognerebbe avere un confronto, si dovrebbe organizzare un incontro-dibattito sul mondo dell’arte, magari io in studio e un gruppo di ragazzi giovani davanti ad un teatro che raccontano quanto siano distrutti sia fisicamente che psicologicamente, allora arriverebbe un messaggio serio. Senza polemiche.

È ovvio che anch’io ho paura del virus però se non si prendono delle soluzioni velocemente non si morirà di virus ma di depressione e di fame. Molti mi hanno detto che una volta usciti dalla pandemia non sapranno più come rialzarsi. Alcuni hanno studiato per diventare ballerini, altri hanno investito nell’apertura di scuole di danza, non saprebbero come reinventarsi, hanno una famiglia da mantenere e vorrei poterli aiutare, si potrebbe riaprire con la metà dei corsi, dividendo gli allievi in più lezioni o altre soluzioni. Le lezioni on line sono devastanti ma se le cose andranno meglio, con i vaccini, piano piano riusciremo ad uscirne fuori ecco perché sto facendo degli appelli, la gente mi chiede: ”Maestro ma almeno per marzo ci faranno riaprire così possiamo organizzare almeno i saggi di fine anno?”, i ballerini aggiunti potrebbero essere chiamati per qualche produzione, anche all’aperto, visto che a giugno sarebbe possibile.

Per la polemica sulla trasmissione “Amici” ha già risposto tempo fa Maurizio Costanzo: “Abbiamo i fondi per farlo, facciamo fare i tamponi a tutti e andiamo avanti”. In questo momento è inutile fare polemiche, i potenti vanno sempre avanti per la loro strada perciò accanirsi contro di loro non serve a niente, tanto non li smonti. Pensiamo insieme alle persone che stanno con le spalle al muro e facciamo un appello sensato per riprendere da dove abbiamo lasciato tutti quanti. Vorrei aggiungere che non ho nessun tornaconto personale perché a quarantacinque anni compiuti non sono più l’étoile che gira e salta, non sono neanche più direttore della compagnia del Teatro San Carlo, mi preoccupa solo la gente che sta morendo, che mi dice: ”Maestro, se non ci aiuta lei che in passato, quando è stato necessario, ha sempre fatto denunce, a chi lo possiamo chiedere? I grandi nomi della danza sono pochi e sinceramente altri suoi colleghi non si sono mai esposti”. Tra chi non si espone mai anche Mauro Bigonzetti o Alessandra Ferri. Ringraziando il cielo Carla Fracci, per quanto ha potuto, ha fatto il suo appello, io seguo la sua scia, sono figlio di quella scia. Lei non è stata solo Carla Fracci, non si è mai tirata indietro, ha sempre parlato e le hanno più volte affibbiato di tutto e di più, l’hanno anche diffamata ma, credimi, adesso che ci sono passato anche io negli anni della mia direzione al San Carlo è una routine, una cosa normalissima che quasi credo ti debba aspettare, però almeno lei, e io ne sono testimone, si è sempre battuta.

Recentemente sui miei profili social ho postato delle denunce che avevo fatto quattordici anni fa quando l’allora ministro Sandro Bondi emanò un decreto che voleva eliminare i corpi di ballo nei teatri. Io ero in auge come étoile e mi dissi: ”Ma questi sono pazzi?”, allora rilasciai subito delle interviste e andai anche in Parlamento. La situazione che viviamo oggi è veramente tragica, bisogna in qualche modo dare una mano, io non prometto niente a nessuno ma più uno si fa sentire e più probabilmente i politici saranno attenti nei nostri riguardi. Capisco bene che hanno sulle loro spalle tutti i settori che sono fermi, posso capire che stiano in difficoltà ma è anche vero che il settore artistico, e in particolare quello della danza, già prima della pandemia stava in difficoltà. Ora pero siamo messi proprio male. Anzi malissimo. Cerco di fare quello che posso, anche se non è tanto…”.

Elisabetta Testa

 

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