Anbeta Toromani, "il vero talento è nella testa"

Per tutti i suoi fans, un numero stratosferico dal nord al sud dell’Italia, lei è “Anbeta”. Tout court. Riservata, ironica, selettiva, lavoratrice instancabile e ballerina raffinata, Anbeta Toromani (nella foto di Francesco Squeglia) – albanese – è una splendida artista che, nonostante il successo l’abbia consacrata come idolo della danza televisiva d’eccellenza, ha alle spalle un lungo percorso teatrale.

In scena al Teatro San Carlo per Lo Schiaccianoci al fianco di Alessandro Macario, suo compagno anche nella vita, ha riscosso un notevole successo al di là della sua interpretazione, tecnicamente perfetta e densa di interiorità ed eleganza. La sua caratteristica più toccante.

Com’è entrata la danza nella sua vita?

Ho cominciato a cinque anni come ginnasta, in vacanza con mio padre mi sono rotta il braccio e dopo l’infortunio ho deciso di fare l’audizione per entrare all’Accademia di Tirana. Da lì è iniziato tutto.

Quali sono state le difficoltà?

Si impara fin da piccoli ad essere disciplinati, si cresce nel rigore. Il corpo ha la necessità di essere plasmato e quando si è bambini è più duttile, è quasi impossibile affrontare le difficoltà della danza classica da grandi, senza un lungo percorso che pian piano ti abitui a determinati sforzi. La gradualità è fondamentale. Una volta adulto devi continuare a lavorare sodo per mantenere un buon livello conquistato con anni e anni di fatica. Il lavoro fisico non mi ha mai creato problemi, penso a qualche rinuncia fatta nel periodo dell’infanzia, non poter fare alcuni giochi per paura di farmi male, non poter andare in bicicletta o in motorino con gli amici. Ma ne è valsa la pena.

C’è una persona in particolare che ha segnato il suo percorso artistico?

La mia famiglia, in assoluto. E’ composta dai miei primi fans e anche dai miei più grandi critici. È una risposta banale ma vera. Per il resto tutti i maestri che ho avuto fanno parte della mia piccola carriera, ciascuno di loro mi ha insegnato qualcosa.

Che cosa rappresenta l’Italia per lei?

Non era un mio obiettivo arrivare in Italia, è successo per caso. Il mio amico Kledi Kadiu venne all’Opera di Tirana, dove ballavo, e mi chiese di partecipare alla trasmissione Amici. Io stavo bene, avevo il mio lavoro, la mia vita, lasciare la famiglia è stata dura. Una volta entrata, credevo che dopo un mese mi avrebbero mandato via…con il carattere che ho non pensavo di resistere tanto. Mi sono sempre chiesta chi mai potesse guardare la danza classica in televisione, chi mai avrebbe potuto darle il valore che merita, invece è successo tutto il contrario di quello che avevo previsto. Ed è stato tutto molto strano per me.

Che cos’ è il talento?

Il vero talento è nella testa, non solo per un ballerino ma per un artista in generale. Non è rappresentato dalle doti fisiche o dalla tecnica, è dall’intelligenza che parte tutto il resto. Certo le attitudini sono necessarie ma poi quello che ti fa sognare nella danza è l’atmosfera magica, sembra tutto così leggero, impalpabile, invece dietro c’è tanta fatica, tanti sacrifici.

E l’umiltà?

E’ necessaria per poter diventare qualcuno. Ti mette in discussione prima con te stesso e poi con gli altri e impari ad affrontare le cose in modo costruttivo.

C’è una ballerina in particolare a cui si ispira, un mito, un modello?

No, non ho mai avuto un riferimento unico, mi piace tutto ciò che è bello, che è fatto bene. Cerco la qualità, mi lascio coinvolgere da ciò che mi emoziona, non sto a guardare il fisico, le doti, la tecnica, la danza mi deve arrivare dritto al cuore.

Qual è la dote più importante per un danzatore?

Si comincia da bambini, quando non si sa ancora che cosa siano la tecnica, l’espressività, le emozioni. Queste sono cose che si imparano crescendo. Quando ci si presenta ad un’audizione, la prima selezione è quella fisica, si viene scelti per le eventuali doti, nessuno guarda se hai gli occhi azzurri. Chi si avvicina alla danza a livello amatoriale, impara tante cose: la disciplina, il senso del gruppo, la musica, la postura corretta che è bello avere anche nella vita di tutti i giorni, indipendentemente dalla danza. Si impara ad amare l’arte e a diventare un pubblico sempre più competente in materia di danza. E non è poco.

Che cosa ha cambiato la trasmissione Amici nella sua vita artistica?

Niente e tutto. Niente, perché io sono sempre la stessa, forse ora sono un po’ più matura… Tutto, perché quello televisivo è un mondo completamente diverso dal mio, che io non conoscevo assolutamente, a cui mi sono dovuta abituare. Quando arrivi in teatro fai tutte le tue cose con comodo, i tempi televisivi sono molto veloci, e nella velocità tutto deve essere perfetto, la tecnica, l’espressività, tutto deve funzionare in quei pochi minuti di esibizione. Questo mi ha molto aiutato perché io sono tendenzialmente un po’ lenta…

Qual è il suo ruolo preferito?

Ho un’indole più romantica che brillante, il mio balletto preferito è Il lago dei cigni ma ho interpretato anche Kitri in Don Chisciotte, un ruolo che mi piace tantissimo.

Chi era Anbeta Toromani prima di diventare la stella di Amici?

Una ballerina classica! Dopo il diploma all’Accademia Nazionale di Danza di Tirana, dove sono nata, mi sono perfezionata a Baku, in Azerbaijan. Sono ritornata a Tirana, al Teatro dell’Opera, dove, appena entrata in compagnia ho ricoperto ruoli principali di balletti del repertorio tra cui Giselle, Don Chisciotte, Paquita, Carmen, Cenerentola. Il teatro è la mia grande passione, oltre ai tanti gala in giro per l’Italia, anni fa sono stata ospite con Alessandro Macario all’Opera di Bratislava per Romeo e Giulietta di Massimo Moricone e recentemente abbiamo portato in tournée Coppelia di Amedeo Amodio, la gente non lo sa perché era più facile seguirmi in quella piccola scatola che tutti guardano.

Che cosa le piace e che cosa non sopporta del mondo della danza?

Mi piace tutto: le prove, i costumi, il trucco, i rimproveri, la ricerca dei particolari che va oltre la tecnica. Non sopporto quando non c’è tutto questo e si dà importanza al resto, che è inutile. Sono una persona molto tosta. Nella vita di tutti i giorni sono allegra, mi piace scherzare ma nel lavoro sono molto concentrata. Difficilmente mi distraggo.

Che cosa la emoziona?

Tante cose: i miei fiori quando sbocciano e li accarezzo con le parole; la mancanza della mia famiglia, i miei nipoti, i miei amici. Quando mi feriscono…anche quella è un’emozione.

Ha mai avuto paura?

Quasi sempre. Timore di sbagliare, di non far arrivare al pubblico quello che sento dentro. La mia espressività parte dal linguaggio corporeo per arrivare al viso, per altri è il contrario. Mi piace essere scoperta pian piano, un pubblico curioso riesce a vedere che cosa c’è oltre un corpo che danza. Ho un bellissimo rapporto col pubblico…si fa tutto per lui! Cerco sempre di dare il massimo, penso di essere un’artista generosa.

Che cosa è cambiato nel mondo della danza?

Sono cambiati i fisici, la tecnica. Manca la personalità che avevano i ballerini di un tempo. Siamo troppo abituati a vedere bei corpi ma non c’è più l’anima.

Che cos’è la danza per lei?

Io vivo per la vita. La danza è una parte importante della mia vita. Se mi fermo per due giorni mi manca il contatto con la sbarra, mi sento male fisicamente e mentalmente. Si sa come funziona la vita di un ballerino…dal momento in cui inizi a quello in cui decidi di smettere passi la tua vita tra la sbarra, le prove in palcoscenico e gli spettacoli, senza mai fermarti. La danza è un impegno quotidiano fin da quando ero piccola. E’ imprescindibile da me.

Elisabetta Testa

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