Y olé!, "la danza meticcia di José Montalvo" in scena al Teatro Politeama

C’è una grande attesa per la prima italiana del nuovo spettacolo di José Montalvo dal titolo Y Olé! in scena al Teatro Politeama l’11e il 12 febbraio. Inserito nella stagione del Teatro Stabile di Napoli – prodotto dal Théâtre National de Chaillot di Parigi in collaborazione con Les Théâtres de la Ville de Luxembourg – Y Olé! è l’ultima creazione del sessantaduenne coreografo, regista e scenografo francese. In scena nel giugno scorso a Parigi, ha riscosso un intenso successo.

Definito come il più intimo e personale tra le sue creazioni Y olé! – con i costumi di Rose- Marie Melka, le luci di Gilles Durand e Vincent Paoli e il suono di Pipo Gomes – è un viaggio attraverso i ricordi d’infanzia del coreografo, di origini andaluse, figlio di rifugiati politici spagnoli in Francia durante il regime franchista. Un viaggio intenso ed interessante perché, al di là dei sentimenti, è stato costruito intorno alla Sagra della Primavera di Igor Stravinskij. Montalvo, autore anche delle scene e dei video dello spettacolo,  è da tempo uno dei protagonisti più interessanti della scena contemporanea e per questa creazione ha coinvolto una compagnia di sedici danzatori molto diversi uno dall’altro. Ancora una volta vince la varietà che dalla componente umana si riflette in tanti differenti stili di danza, in una sorta di incontro-scontro che spazia dal flamenco all’hip-hop, dal classico al contemporaneo con una buona dose di virtuosismi ed evoluzioni acrobatiche.

Una grande esplosione di energia, legata al talento degli interpreti di formazione eterogenea.

“Questa pièce – spiega Montalvo – è un dittico che si apre con Le Sacre du Printemps di Stravinskij, una creazione musicale e coreografica che mi ha sempre affascinato, per la sua forma, la sua sensualità sonora, la sua inventiva ritmica. Ne propongo una lettura personale attraverso una scrittura coreografica meticcia, plurale. Una scrittura che accoglie una grande varietà di tecniche di danza. Contrariamente al vecchio mito pagano ho immaginato Le Sacre come una festa primaverile, una celebrazione esuberante della vita. La seconda parte accoglie canzoni e brani popolari legati alla mia infanzia e alla mia gioventù. Ricordi delle feste familiari e del flamenco, forse le scene primitive e le notti originarie della mia passione per la danza.”

Elisabetta Testa

No Comments

Rispondi