José Perez, "si arriva in alto solo con tanto lavoro"

Corpo statuario, tecnica limpida, temperamento da vendere. Eppure ha tutta l’emotività di un animo nobile, che spesso ha fatto i conti con la solitudine per inseguire il suo sogno, quello di ballare. I ricordi e le emozioni sono un tutt’uno, e più di una volta gli occhi diventano lucidi.  José Perez non si ferma qui.

Nato a Cuba, è cresciuto nella scuola di Alicia Alonso, una delle più importanti del mondo, vincitore di numerosi premi, ha iniziato la sua carriera di primo ballerino in Germania, nel 1998. Invitato in qualità di étoile al Maggio Musicale Fiorentino, è entrato successivamente allo Scottish Ballet. Poi, l’avventura televisiva di ‘Amici’ che gli ha dato una enorme, e meritata, popolarità.

Come ha cominciato?

Per caso. Mia madre sentì alla radio che c’era un’audizione alla scuola di Alicia Alonso. Avevo solo otto anni ma adoravo ballare, mi piaceva la break-dance, il balletto classico lo vedevo solo in televisione. Feci l’audizione alla scuola dell’Havana e fui preso.

Quali sono state le difficoltà?

A Cuba ci sono molti problemi economici. Con la mia famiglia abitavo in un quartiere dove c’erano ladri e delinquenti, i miei genitori hanno sempre lavorato onestamente, mia madre in ospedale e mio padre come cuoco. Quando ho cominciato a studiare danza ho dovuto affrontare l’ignoranza della gente; il novanta per cento dei cubani contribuisce allo sviluppo della cultura, il dieci per cento pensa che tutti i ballerini siano gay…Ritornavo a casa solo il sabato sera e i miei amici mi chiamavano Alicia Alonso…E’ stata dura! Litigavo con loro e a volte piangevo, non sapevo cosa fare, come difendermi. Mia madre mi ha sempre dato forza, tutta la mia famiglia ha sempre creduto in me. Con il tempo, l’atteggiamento dei miei amici è cambiato completamente, facevo tante tournées, viaggiavo in tutto il mondo, avevo una vita entusiasmante e piena di incontri mentre i miei amici erano ancora a Cuba, con i problemi di sempre. Devo ringraziare mia madre e la mia famiglia per avermi sempre appoggiato. La danza non è facile, si soffre con il corpo, si sta lontano dalle persone care e tutto questo è pesante da sopportare, anche se ho avuto tante soddisfazioni.

C’è qualcuno in particolare che ha segnato il suo percorso artistico?

Ho avuto molti insegnanti, tra questi ricordo più di tutti Ramona De Saa e Mirta Ermida che mi hanno dato tanta forza per andare avanti, credendo in me. Chi sento molto vicino è Carlos Acosta, l’ho conosciuto a Cuba anni fa e quando sono arrivato in Europa mi ha aiutato davvero tanto, siamo grandi amici, anzi fratelli.

Che cosa ha rappresentato ‘Amici’ nel corso della sua carriera?

Un punto di riferimento perché per la prima volta sono entrato nel mondo della televisione. All’inizio avevo paura, poi mi sono abituato, è stata una bellissima esperienza che mi ha spalancato le porte della notorietà. Ti vede tanta gente e poi attraverso la televisione si fa conoscere la danza a chi non ha la possibilità di andare a teatro.

Che cos’è per lei il talento?

E’ difficile dare una risposta, è un dono di Dio, anche se arrivi molto in alto solo con tanto lavoro. Riconosco di avere un bel corpo ma ho studiato veramente tantissimo. Ho cominciato a credere in me pensando che anch’io potevo farcela.

Che rapporto ha col pubblico?

Un rapporto intenso, mi sostiene, mi dà calore e mi fa vivere tante emozioni. A volte capita di sbagliare, siamo umani…ma cerco sempre di dare il meglio, il pubblico mi dà la carica, l’energia, il piacere di ballare. Senza un pubblico noi artisti non saremmo nessuno!

Ha mai avuto paura?

No. Ma ricordo ancora quando mia madre mi disse “Lo so che un giorno andrai via, lontano da noi” e mi vengono ancora i brividi! La mia famiglia mi manca, per anni non sono tornato a Cuba…la libertà è fondamentale per la vita e per l’arte.

Che ne pensa della situazione della danza in Italia?

Ci vorrebbero delle scuole di formazione più qualificate. Bisognerebbe selezionare i talenti, se non si comincia da piccoli non si arriva da nessuna parte. A Cuba la selezione dei piccoli allievi comincia già dalle scuole, qui in Italia mi sembra che non ci sia questa prospettiva.

Lei di giovani danzatori ne ha incontrati tantissimi, che consiglio gli darebbe?

E’ difficile capire il significato della danza da bambini. Devi esprimere amore, essere forte di fronte alle difficoltà. Se si vuole fare carriera bisogna essere pronti ad allontanarsi dalla propria famiglia, per costruire un percorso artistico. Chi ama la danza non deve avere paura, si semina da piccoli per raccogliere da grandi.

Che cos’è la danza per lei?

Una maniera per esprimere i miei sentimenti. La danza non ha parole, noi ballerini parliamo attraverso i gesti.

Elisabetta Testa

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