Enrico Cecchetti: “il maestro dei maestri”

Nacque a Milano, il 21 giugno 1850. Rigoroso riformatore della danza accademica, come insegnante e maître de ballet ha avuto un’influenza decisiva sullo sviluppo del balletto contemporaneo. Si può dire che tutti i grandi ballerini del tempo siano passati dalla sua scuola, a cominciare da Vaslav Nijinsky, Anna Pavlova e Tamara Karsavina.

Persona di carattere amabile, era severo ed esigentissimo nell’insegnamento. Ricollegandosi alla lezione antica di maestri quali Carlo Blasis, rifiutando dagli allievi una esecuzione puramente meccanica, Enrico Cecchetti ha elaborato un vero sistema di insegnamento in cui ogni esercizio ha un suo scopo preciso ed è la preparazione logica e necessaria all’esercizio seguente. Grazie al suo insegnamento e alla creazione di un’autentica nuova grammatica, ha donato alla danza un’unità che in precedenza non aveva mai conosciuto. A lui, fra l’altro, va il merito di aver ristabilito la nozione di ‘legato’, di aver allungato l’arabesque e di aver approfondito l’esercizio del plié.

Figlio di ballerini (i genitori erano Cesare Cecchetti e Severina Casagli) ebbe i natali in un camerino del Teatro Apollo di Roma. In un certo senso una nascita simbolica se si considera il fatto che non abbandonò mai la ribalta nel corso della sua non breve esistenza. Anche la morte, avvenuta il 13 novembre 1928, lo colse durante una lezione all’amatissimo Teatro alla Scala. Fin da bambino ebbe piccole parti negli spettacoli dei genitori, suoi primi insegnanti. Più tardi venne mandato a Firenze alla scuola di Giovanni Lepri, già allievo di Carlo Blasis. Dopo un duro tirocinio in teatri minori, debuttò alla Scala nel 1870 nel balletto La Dea del Walhalla, impressionando per la sua tecnica eccezionale. Subito scritturato da importanti teatri europei, ancora giovane, andò in Russia esordendo a San Pietroburgo, che diventerà la sede dei suoi maggiori successi.

Nel 1885 ritornò alla Scala dove ballò in compagnia della moglie Giuseppina De Maria che fu sua partner per lunghi anni. Nel 1887 ritornò a San Pietroburgo, al Teatro Arcadia, dove presentò alcune sue coreografie. I successi gli aprirono le porte del Teatro Mariinsky, dove diventò primo ballerino ricoprendo anche incarichi di coreografo e di insegnante della Scuola Imperiale. In questo teatro debuttò nel Tulipano di Harlem di Lev Ivanov, partecipando poi a molti spettacoli di grande rilievo tra cui La bella addormentata di Marius Petipa, interpretando en travesti il ruolo di Carabosse e creando anche la variazione dell’Uccello azzurro.

Nel 1902, disaccordi con la direzione del teatro lo allontanarono dalla Russia e lo portarono prima a Varsavia e poi in Italia. Insegnò per qualche anno a Torino, con parentesi anche a Roma e a Milano.

Nel 1906 ritornò a San Pietroburgo dove aprì una scuola di danza alla quale affluirono allievi di grande talento destinati a diventare celebri, tra questi Anna Pavlova, che lo volle come suo maestro personale.

Alla fondazione dei Balletti Russi, Djagilev lo scritturò come maître de ballet. Con l’importante compagnia, rimase fino al 1918 interpretando anche alcune importanti parti mimiche in vari balletti di Mikhail Fokin, Léonide Massine e altri, compreso il ruolo del ciarlatano in Petruška.

Nel 1918 si stabilì a Londra dove aprì una scuola, che, formando ballerini completi, fu determinante per la nascita del balletto inglese. In quegli anni Cyril Beaumont raccolse in un trattato il suo metodo che a partire dal 1922 venne divulgato dalla Cecchetti Society, allora fondata. Anche per ragioni di salute, di lì a qualche anno rientrò a Milano dove fondò una scuola finché Arturo Toscanini non lo chiamò alla direzione della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala, dove rimase fino alla morte.

Anche qui lo stile del suo insegnamento sembrava rivelarsi dalla frase che già tante volte aveva ripetuto ai suoi allievi in Russia e a Londra:” Con me, tu impari come voglio io. In scena danzerai come vuoi o come puoi.”

 

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