Luigi Bonino, "i ballerini di oggi sono bravissimi ma manca l’anima"

Socievole, coinvolgente, fascinoso affabulatore, è stato l’interprete prediletto di Roland Petit e per molti anni il suo braccio destro. Nato a Bra, in provincia di Cuneo, Luigi Bonino (nella foto di Luciano Romano) gira il mondo per rimontare i balletti del suo “maestro”, continuando ad interpretarne alcuni ruoli – come quello di Coppélius nel balletto Coppélia in scena al Teatro San Carlo – con grande presenza scenica, frutto di una lunga esperienza accumulata negli anni.Come ha cominciato?Ballavo fin da piccolo e a nove anni mi sono ritrovato nella scuola di Susanna Egri, a Torino. Nel 1973 sono andato a Mosca per un concorso di danza e lì ho incontrato Birgit Cullberg che mi ha proposto di entrare nella sua compagnia.Quando ha conosciuto Roland Petit?Nel 1974, l’anno dopo sono entrato nella sua compagnia, il Ballet National de Marseille. Coppélia è stato il primo balletto che abbiamo fatto insieme. I miei ricordi più belli sono legati ai momenti in cui creava, non si preparava niente e io ricordavo ogni minimo dettaglio, cosa che lo colpì moltissimo.Che cosa rappresenta per lei?E’ tutto quello che mi piace nella danza. Non sono mai stato un ballerino classico puro, Roland Petit è uno dei più grandi coreografi narrativi al mondo, sa raccontare le storie in un modo incredibile e anche nei balletti astratti ogni gesto ha un senso. Ha sempre avuto una grande facilità nel creare, è musicalissimo ed ha un forte senso del teatro.Come si riconosce lo stile di Roland Petit?Dall’uso delle gambe, dalla precisione, dal rigore dei movimenti. Utilizza un linguaggio coreografico prevalentemente classico ma lavora molto sulla contrapposizione en dehors/en dedans.Mi racconta il suo incontro con Zizi Jeanmaire?Era il 1960, faceva in televisione Studio 1 , era meravigliosa ed io ero pazzo di lei. Quando l’ho ritrovata nella compagnia di Roland Petit è stato un colpo: studiava alla sbarra con i tacchi a spillo perché era stata operata ad un tendine. Insieme abbiamo ballato Il Pipistrello, tra noi c’è stata un’intesa fantastica e mi diceva sempre che dopo il marito, io ero la persona con cui ballava meglio.Qual è il suo ruolo preferito?Le jeune homme et la mort e poi Notre Dame che ho danzato al Lincoln Center di New York nel ruolo di Frollo con Natalia Makarova e Rudolf Nureyev, di cui sono stato un fan sfrenato. Stringergli la mano durante gli applausi è stato un momento indimenticabile.Che cosa le piace del mondo della danza e che cosa non sopporta?Mi piace trasferire gli insegnamenti di Roland Petit, ballare mi entusiasma ancora tanto ma lo faccio solo per piccole cose. Non mi piace trovarmi di fronte persone che pensano solo alla tecnica, lo stile di Roland Petit non è questo. Certo, le sequenze sono molto difficili ma a lui interessava la personalità di un ballerino, l’espressività, il modo di comunicare. Sa che c’è? La gavetta è fondamentale per un artista. I giovani di oggi non hanno più questa mentalità, non c’è più rispetto, vogliono diventare subito primi ballerini, si sentono delle star ma non è così. Roland Petit diceva sempre:” Quando si entra in un teatro è come entrare in una chiesa.” Ed è la verità.Mi manca tutti i giorni, lo sogno tantissimo e Zizi è molto gelosa di questo. E’ una grande responsabilità per me rimontare i suoi balletti in giro per il mondo ma ho condiviso con lui oltre trentacinque anni di lavoro, di vita, di esperienza. Ormai con la tecnologia a disposizione tutti possono rimontare un balletto, ma entrare nei dettagli, nell’essenza vera di un coreografo è un’altra cosa. La difficoltà più grande che riscontro in giro è che non ci sono più donne vere e maschi veri. Nella vita normale sono bellissimi ma quando si trovano a ballare insieme – penso al passo a due della Carmen – non sanno cosa sia la seduzione. Naturalmente nella propria vita privata ciascuno è libero di fare quel che vuole ma in palcoscenico ho difficoltà a trovare donne femminili e uomini maschili, devo mostrare ogni volta come guardarsi, come comportarsi…Tutti i balletti di Roland sono basati su questa distinzione netta.Che cos’è il talento secondo lei?Non lo so, è una cosa che si ha dentro e che bisogna alimentare continuamente perché venga fuori. Io ho avuto la fortuna di vivere in un periodo in cui c’erano tanti artisti meravigliosi, ora non c’è più nulla, mancano questi personaggi così grandi che ci hanno insegnato tanto. Alessandra Ferri, per esempio, è stata ‘bastonata’ da Roland Petit eppure dice sempre:”E’ grazie a lui se ho fatto tutto il resto.”Che cosa la emoziona?Nella vita tante cose, in teatro non riesco più a provare emozioni quando guardo uno spettacolo. Quando ballava Elisabetta Terabust piangevo; ma poi Zizi, Roland , Alessandra Ferri…ogni volta era un’emozione indescrivibile. Ora ci sono tantissimi ballerini bravi – bravi – bravi ma freddi. Preferisco vedere qualcuno che cade per terra, che rischia ma che apre il proprio cuore.E l’umiltà?Adesso non esiste più! Ma è una cosa meravigliosa, essere umile non vuol dire essere stupido, o lasciarsi schiacciare, vuol dire apprezzare le persone che hai di fronte, ammirarle. I ragazzi ormai entrano in una sala dove si sta lavorando, vanno, vengono, senza dire buongiorno, buonasera io ancora adesso, alla mia età, non oso farlo. Aspetto che finiscano, entro, saluto, chiedo scusa.E’ soddisfatto del suo percorso, di tutto ciò che ha costruito?Ma si, sono stato fortunatissimo, ho incontrato delle persone meravigliose, ho danzato con le più grandi ballerine del mondo, da Margot Fonteyn a Natalia Makarova, Carla Fracci, Elisabetta Terabust, Alessandra Ferri, Luciana Savignano, Zizi Jeanmaire, mio grande amore, ho ballato a Broadway in un musical. Se sono arrivato fin qui è anche merito di Roland Petit e poi devo ringraziare Susanna Egri, per avermi spinto ad andare avanti. Non sono mai stato un bravo allievo, ero un bel disco letto perché ero molto insicuro di me stesso.Tre aggettivi che la rappresentano?Non so…vorrei essere una persona per bene, educata, gentile.Ce l’ha un sogno o li ha realizzati tutti?No assolutamente, ce n’è sempre uno da qualche parte. Mi sarebbe piaciuto tanto recitare, e poi cantare e ballare nei musicals. Anche nei balletti astratti io voglio tirar fuori qualcosa, non mi interessa solo danzare, è per questo che amo il lavoro di Roland Petit.Com’è cambiato il mondo della danza?Non c’è più anima, non c’è più amore. I ballerini di oggi sono incredibili…ma non emozionano.Se vai per esempio a vedere una classe al Bolscioi, sono tutti talmente bravi che non capisci chi sono i primi ballerini .  Dove vuole arrivare Luigi Bonino?Ah non lo so…voglio solo andare avanti. Penso all’oggi, mai al domani.Che cos’è per lei la danza?La mia vita. Quando avevo trent’anni e mi chiedevano :”Ma quando smetterai, cosa farai?” io rispondevo: “Non smetterò mai”. Certo, ho avuto la fortuna di incontrare Roland e quindi posso ancora interpretare dei ruoli ma non voglio invecchiare e continuerò sempre a tenermi in forma fino alla fine, come Roland che tre giorni prima di morire faceva i suoi esercizi.Elisabetta Testa

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