Anastasija Vasil’eva:”un grande artista deve sempre avere dubbi”

Quando parla di danza si illumina. Bella, solare, determinata, con una particolare dolcezza e un sorriso che conquista, Anastasija Vasil’eva – per vent’anni ballerina del Teatro Mariinskij – oltre ad insegnare all’Accademia Vaganova di San Pietroburgo, è anche Responsabile della Danza di Carattere della prestigiosa scuola e sarà a Napoli, al Teatro Politeama il 26 febbraio alle ore 20.30, per lo spettacolo “Omaggio a Petipa” (nel bicentenario della sua nascita) con la direzione artistica di Riccardo Riccardi.

Com’è nata la sua passione per la danza?

Come tutti i bambini piccoli mia madre mi portò a danzare e gli insegnanti le dissero che avevo le attitudini per intraprendere un percorso professionale. Sono nata in Crimea, a Sebastopoli, una città sul mare, e non c’erano ballerini nella mia famiglia. Mio padre era marinaio e lavorava alla Marina Militare Russa, lo avevano trasferito a San Pietroburgo e così ho cominciato a studiare danza, a dieci anni, frequentando il corso preparatorio all’Accademia Vaganova.

Che cosa è stato difficile?

Il peso delle molte ore di lavoro, iniziavamo alle nove di mattina e, se non c’erano prove, terminavamo alle sei del pomeriggio altrimenti anche alle otto o alle nove di sera. All’interno dell’Accademia ci sono le aule dove si studiano anche le materie scolastiche, quindi le giornate erano molto piene. Ho avuto la fortuna di diplomarmi con Natalia Dudinskaja, allieva della Vaganova – che aveva circa settant’anni ma era molto attiva quando ci mostrava i passi – e poi ho studiato pantomima con Konstantin Sergejev direttore artistico della Vaganova e prima ancora del Teatro Mariinskij. Era un uomo molto carismatico. Ho ballato al Teatro Mariinskij per vent’anni anni, dopo di che in quel teatro si va in pensione.

Come mai ha deciso di dedicarsi all’insegnamento?

Da piccola la mia famiglia mi ha educato a comprare libri di danza, e poi annotavo tutte le lezioni della mia maestra, avevo la passione per lo studio quindi mi è sembrato naturale dedicarmi all’insegnamento. A trent’anni ho cominciato il corso per insegnanti ma prima ancora di concluderlo mi avevano già affidato dei corsi, visto che comunque ero diplomata all’Accademia. Quest’anno insegno danze di carattere e repertorio di danze storiche al quarto, sesto e ottavo corso. Una volta usciti dall’Accademia i ragazzi sono già pronti per entrare in compagnia e interpretare tutti i balletti. È emozionante quando i miei allievi mi invitano a vederli a teatro, nei ruoli da solista.

Che cosa guarda in un ballerino?

Siamo in un epoca in cui l’estetica ha raggiunto livelli altissimi, le doti fisiche sono alla base, emergi solo se hai qualcosa da dare in più, espressività, sensibilità interiore. Compito importante dell’insegnante è vedere chi ha già una predisposizione naturale e sviluppare il senso artistico degli allievi.

Qual è la cosa più difficile da insegnare?

Il concetto di non fermarsi mai, non bisogna mai pensare di essere arrivati, come ballerini e come insegnanti. Avere sempre dubbi, riuscire a modificare, arricchendolo, il proprio modo di insegnare. Andare avanti. Ogni corso, ogni anno, richiede un approccio diverso. Amo molto i miei allievi ed è grazie a loro che capisco quello che posso dare. Tirando fuori il meglio da loro, finisco col farlo anche con me stessa.

Che cos’è il talento?

Un insieme di cose. Corpo e anima. Si incontra raramente…

Che cosa la emoziona nella danza?

Avendo ballato molte danze di carattere al Teatro Mariinskij ho sempre sentito di più il lato emozionale rispetto a quello tecnico.  È per questo che ho preferito insegnare danza di carattere, è molto più espressiva, dà più libertà, più emozioni.

Che cosa è cambiato negli ultimi anni in Russia?

Oggi i ballerini russi sono cittadini del mondo ma hanno alle spalle una scuola importante.

Senza pensarci troppo mi dice tre aggettivi che la descrivono?

Curiosa, innamorata dei miei allievi, severa quanto basta. Mi piace avere un contatto non troppo distaccato con i ragazzi.

Che cosa c’è nel suo futuro? Sogni, progetti?

Mi piace insegnare, creare nuove danze, viaggiare in giro per il mondo per tenere master class, prendo lezioni di danze barocche perché ho una passione per le danze antiche… ho scritto dei testi universitari e un libro sui valzer, vorrei scriverne altri ma non c’è tempo! Ho anche due figli, il grande ha diciotto anni, il piccolo studia al primo corso dell’Accademia Vaganova.

Che cos’è l’umiltà, è necessaria per un ballerino?

Si e no. Bisogna essere umili ma saper riconoscere anche i propri meriti. Un grande artista deve sempre avere dubbi.

Che cos’è la danza per lei?

La mia vita.

Elisabetta Testa

 

 

 

 

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